Notizie preliminari sul Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara – Giuseppe Gelli

Notizie preliminari sul Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara – Giuseppe Gelli

(“Ferrara Viva”, Anno I – N. 1 – Maggio 1959) 

Dopo l’accurato riordino dei materiali e la sistemazione nella nuova moderna sede, si impone all’attenzione dello storico, dello studente, dello scolaro, del cittadino, il Museo del Risorgimento e della Resistenza Ferrarese, quale raccolta di documenti inediti, di opere divulgative, di manifesti e libelli clandestini, di cimeli e di documenti d’archivio che attestano il contributo di Ferrara alle lotte condotte per l’indipendenza e la libertà d’Italia nel I e nel II Risorgimento.

Il Museo del Risorgimento fu inaugurato il 16 marzo 1903 nel cinquantenario del martirio di Succi, Malagutti, Parmeggiani e fu arricchito di oggetti e documenti offerti dai familiari degli eroi ferraresi.

L’archivio e la biblioteca ad esso annessi contenevano documenti relativi alla Repubblica Cispadana e Cisalpina, ai moti del ’31, ’48, ’49, ’53; documenti e autografi relativi a Garibaldi e Mazzini.

Le vetrine contenevano centinaia di cimeli; ma l’ordine non era adeguato e degno di tale materiale. Il disordine andò via via aumentando nel periodo fascista, periodo che riserbò al Museo del nostro Risorgimento, una sistemazione di «soffitta» tanto che le cronache ferraresi del ventennio ebbero modo di rilevare come uno studioso avesse dichiarato introvabile un documento autografo di Giuseppe Mazzini, proprio mentre questo giaceva con gli altri presso il trascuratissimo Museo del Risorgimento Ferrarese.

Che ciò dipendesse dal fatto che il recente concordato firmato col Vaticano avesse suggerito agli uomini preposti alla tutela della Storia Patria ferrarese, una soluzione di comodo per mettere una pietra sopra a tutto ciò che è stato malgoverno papale a Ferrara; o che ciò dipendesse dalle «nuove mete» a cui mirava la «cultura» fascista, fatto sta ed è che il preziosissimo materiale del nostro Museo Civico restò lì ad attendere un bombardamento del 1944 che portò la distruzione in mezzo al disordine, distruzione resa ancor più grave dal fatto che preziosi documenti rimasero sotto le macerie per oltre un anno.

I segni dell’inclemenza atmosferica, dell’umidità, del fango e della pioggia sono oggi visibili su ciò che è stato recuperato. Il danno è incalcolabile anche perché ad esso si aggiunge la distruzione completa dell’Archivio Legatizio, anch’essa dovuta a fatti di guerra.

Queste le vicende del Museo del Risorgimento dal suo sorgere all’ottobre del 1954, quando l’Amministrazione Comunale decise di istituire ex-novo il Museo del Risorgimento e della Resistenza e di avviare il riordino del materiale recuperato, relativo al Risorgimento ed alla raccolta dei materiali e documenti della guerra di liberazione.

Pur mancando un inventario dettagliato e preciso di ciò che vi era nel precedente Museo del Risorgimento, si può dire in linea generale che il materiale di maggior interesse è stato salvato, anche se i danni ai documenti sono ben evidenti. Un controllo, con riferimento al catalogo della esposizione del 1888 (Mostra Emiliana del1888 aBologna) e con le duecentonovantasei schede della Biblioteca Comunale Ariostea (schede che fanno riferimento al Civico Museo del Risorgimento), può consolarci in quanto: proclami, bollettini, avvisi, diplomi, circolari, epigrafi, lettere, atti, memorie, elenchi, sentenze, proteste, ecc., colà indicati o nominati o citati sono rintracciabili nel nostro riordinato Museo.

La schedatura del materiale non è ancora ultimata, come del resto si deve dire per un più razionale riordinamento del Museo. Le richieste di consultazione di documenti autografi, originali o in copia sono comunque ugualmente soddisfatte nella maniera più celere ed ampia possibile. I 1036 «pezzi» del carteggio delle famiglie ferraresi e gli opuscoli (n. 520 su 600 circa tratti dalle macerie) hanno trovato sistemazione definitiva. Duecento volumi in gran parte di Storia Risorgimentale (esclusa l’opera omnia di Mazzini – 100 volumi – ), hanno bisogno di essere restaurati.

A sistemazione avvenuta il Museo del Risorgimento e della Resistenza avrà oltre 6000 schede da offrire allo studioso, schede quanto mai utili perché si riferiscono a documenti e ad opere necessarie a chi voglia accingersi a scrivere una documentata storia della nostra città.

L’attività prevalentemente svolta è stata quindi quella di riordinare e schedare il materiale, oltre a quella non meno importante di dare una degna sede al Museo.

Il materiale della Resistenza, pur non essendo molto numeroso, è di rilevante importanza e di notevole interesse storico e documentaristico. Si tratta di carteggi e cimeli, 980 «pezzi» per l’esattezza, provenienti dall’A.N.P.I. (146), da Enti vari (789), da congiunti di partigiani caduti (45). Tutto questo materiale è schedato ed aggiornato; è suddiviso per settori relativi alle voci: governo, clandestinità, partiti politici, gruppi giovanili, comandi stranieri, cimeli, ecc.

Il Museo inaugurato il 25 Aprile dello scorso anno consta di quattro sale oltre all’atrio. Ad un anno esatto dalla inaugurazione, grazie all’intervento dell’Amministrazione Provinciale, sono state aperte al pubblico: una nuova grande sala che raccoglie il settore della Resistenza, una loggetta di raccordo con l’altro settore destinato al Risorgimento; ed un giardinetto al centro del quale è stata sistemata la statua di Vittorio Emanuele II. L’ampliamento permetterà una più razionale esposizione dei materiali in modo che si presenti quale strumento di educazione e di conoscenza della storia patria a tutte le categorie di visitatori, ed in particolare, strumento didattico per gli insegnanti che in queste sale vorranno tenere lezioni sui due più importanti periodi storici del nostro Paese.

È auspicabile che la programmata sistemazione pur essa razionale e moderna, dell’Archivio e della Biblioteca avvenga al più presto in modo da creare un ambiente accogliente per quanti vorranno dedicarsi seriamente e finalmente alla elaborazione di una storia di Ferrara Risorgimentale.

Infatti, da più parti ed a ragione, è stato affermato che la storia di Ferrara nel periodo del Risorgimento è ancora da fare; poiché per storia non si può intendere la somma di scritti più o meno apologetici giunti a noi. Salvo qualche raccolta annalistica o considerazioni su parziali o singoli avvenimenti relativi a brevi periodi, tutto il resto è ancora da ricercarsi nei documenti e nelle relazioni di polizia, nella lunga nota spese della «Comunità» per soddisfare le imposizioni austro-papali. Le apologie, le opere annalistiche, i necrologi, i discorsi commemorativi, i manifesti sono certo utili oggi per una ulteriore e decisiva sistemazione, cioè elaborazione di notizie sparse, allo stato grezzo: raccolta di notizie da sfrondare, liberare dalla selva di elogi spesso immeritati, di fatti nati dalla fantasia popolare, di cifre per spese normali di amministrazione da separarsi da quelle imposte dal malgoverno pontificio.

Il ’31, il ’48, il ’53, sono le date più famose delle quali si sente sempre parlare nelle scuole e nelle case, specie in questo periodo di celebrazioni patriottiche.

Ma la storia del Risorgimento ferrarese non è tutta qui; è nella situazione economica e morale della nostra provincia, situazione che si può rintracciare nei documenti che parlano delle vicende accadute a Ferrara nel 1797, quando si comincia a parlare di Repubblica Cisalpina, di Costituzioni, di libertà, di libero commercio, e di unità infine di tutte le forze repubblicane e progressive. Nella Biblioteca Comunale Ariostea della nostra città vi sono alcune opere che possono accennare parzialmente allo studente, al cittadino interessato alle vicende di storia patria, alcuni episodi o figure del nostro Risorgimento. Queste opere portano la firma di: Antonio Frizzi, quale annalista di gran parte della storia della nostra città e diarista per ciò che riguarda il periodo napoleonico.

Si staccando dalla pura annalistica apologetica: saggi dell’Antolini sui Moti di Argenta de l831; gli «Appunti», ancora dell’Antolini sulla Ferrara «Carbonara» dal 1814 al 1831; le lettere inedite di L. Mercantini e C. Mayr a cura di Alfredo Grilli; il «1848-49 nel Carteggio di un nobile ferrarese» di Gellio Cassi; l’opera di Costantino Panigada dal 1849 al 1853 nella quale tratta in particolare l’episodio dei martiri Succi, Malagutti e Parmeggiani corredandolo di documenti e lettere. Monografie queste utili per il vasto materiale documentaristico, prezioso oggi dopo la distruzione dell’Archivio Legatizio. Da non scordare infine è la «Memoria apologetica» di Flaminio Baratella, spia austro-papale, pubblicata a cura dell’Antolini. Memoriale utilissimo che documenta i sistemi inquisitori e di oppressione, usati a Ferrara dal 1799 sino ai Moti della Repubblica Romana. Roveri e Fiorentini, Bottoni, Bonnet ecc., completano la serie di memorie e documenti utili allo studioso che volesse portare a fondo uno studio organico e seriamente documentato intorno alla Ferrara del I Risorgimento.

Solo così i nomi di Recchi, Mayr, Bonnet, Bassi, Guidetti, Mosti, Ungarelli, Costabili, Succi, Malagutti, Parmeggiani, ecc., potrebbero essere riconosciuti nel giusto merito; cosa quanto mai necessaria allorché si tratta di argomentare di storia patria facendo giustizia di tutti i tentativi di forzata esaltazione. Infatti, alcune figure esaminate sotto l’aspetto unilaterale ed antistorico della persona fisica, del carattere o del censo, sono apparse illuminate da una luce non sempre misurata.

Carlo Zaghi poi offre una interessante raccolta di monografie per il periodo 1797 fino all’unità d’Italia.

Ed infine l’opera del prof. Jannucci, che ha se non altro il merito di abbandonare il convenzionale tono annalistico per un impegno maggiore quando giunge a trattare della Ferrara risorgimentale, ci offre la raccolta di episodi rintracciabili in parte su altre opere conosciute e per il resto su i giornali e sui manifesti dell’epoca.

Per quanto relativo alla Resistenza ferrarese, è indubbio che per essere gli avvenimenti vicini a noi nel tempo le possibilità di raccogliere esauriente ed abbondante materiale sono maggiori, in quanto esso materiale è suffragato dalle testimonianze degli stessi protagonisti della lotta di Liberazione e di quanti hanno vissuto in quel periodo attorno alla Resistenza. Anche se a differenza del I Risorgimento, qui si muovono masse ingenti di popolo, per cui le ricerche, pur presentandosi difficoltose per la vastità del campo d’indagine, assicurano la mancanza di intenzioni individualistiche od apologetiche che hanno falsato una parte della documentazione risorgimentale ferrarese.

Alla fonte viva dei resistenti va aggiunta la gran quantità di materiale storico contenuto nei fascicoli riguardanti i processi celebrati contro i collaborazionisti responsabili degli eccidi e delle sevizie; delitti questi che al confronto di quelli del I Risorgimento, sono molto più numerosi ed efferati. Questo per la maggior partecipazione alla lotta e per la maggior decisione, che in molti patrioti ferraresi è dovuta a coscienza di classe.

Le donne che già nel I Risorgimento appaiono tra i garibaldini, nella lotta antifascista sono in numero considerevolissimo, specie nelle campagne ove il collegamento è stato compito essenzialmente femminile. Le staffette ferraresi hanno scritto pagine di storia esemplari proprio nel periodo più difficile, quando gli uomini della Resistenza cadevano a decine nei combattimenti e per le rappresaglie nemiche.

A questo va aggiunto un altro interessante capitolo della storia ferrarese: quello delle persecuzioni razziali. Persecuzioni che, dal confinamento nel «ghetto» del secolo scorso, giungono nel periodo della Resistenza all’internamento degli ebrei d’ogni età e sesso nei campi di sterminio. Persecuzioni che a Ferrara hanno decimato una comunità fiorente di ingegni e di commercianti operosi.

Altre fonti ancora sono la stampa fascista e quella patriottica clandestina. La clandestina antifascista, per il suo contenuto ideale e programmatico delle attese riforme istituzionali e strutturali, riveste un carattere sostanzialmente sociale e tale da portare ed unire nella lotta cittadini di ogni ceto.

 

 

 

 

 

 

 

 

1 risposta a “Notizie preliminari sul Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara – Giuseppe Gelli”

  1. curio pareschi chiarabeli ha detto:

    Sono orgoglioso di aver letto nell’elenco dei Partigiani ferraresi che contribuirono al riscatto dell’Italia il nome di mio padre .

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