Storia Museo

 Fondazione del Museo del Risorgimento 

La partecipazione di Ferrara alla Mostra del Risorgimento Italiano di Torino, nell’anno 1884, gettò le basi del Museo del Risorgimento di Ferrara.

Gran parte dei documenti esposti a Torino e poi alla Mostra emiliana del1888 aBologna erano stati raccolti da privati ad opera della Deputazione Ferrarese di Storia patria, alla quale erano in gran parte pervenuti in dono dal suo socio Gaetano Lodi.

Tutto il materiale raccolto, insieme a quello che  costituiva la donazione formò il primo nucleo del Museo. Altri materiali furono messi a disposizione dalla Pinacoteca e dalla sede dell’Ateneo ferrarese presso Palazzo dei Diamanti.

L’apertura al pubblico del Museo avvenne  il 16 marzo 1903, terminato il riordinamento operato dal Prof. Augusto Droghetti, in concomitanza con il 50° anniversario della fucilazione dei patrioti Succi, Malaguti e Parmeggiani.

In seguito la dotazione del Museo si accrebbe notevolmente, soprattutto per l’indefessa opera del Prof. Droghetti, che ne divenne il Direttore.

All’epoca, il Museo aveva la sua sede al piano terra del Palazzo dei Diamanti, con alcune “Sale di mostra”, l’archivio e la biblioteca che erano a disposizione degli studiosi.

Inopinatamente chiuso per un certo periodo durante il ventennio (in concomitanza conla Mostradei pittori  rinascimentali negli anni ‘30, e forse anche in ossequio ai Patti Lateranensi stretti tra regime e Papato nel 1929), il 6 giugno 1944, durante la seconda guerra mondiale,  una bomba sganciata da un aereo cadde nei locali che lo ospitavano, danneggiando gravemente i materiali e soprattutto l’archivio e la biblioteca.

Tutto il materiale è rimasto sotto le macerie per oltre un anno, subendo anche le conseguenze degli agenti atmosferici. Solo a Liberazione avvenuta si potè porlo a riparo.

Un funzionario, Sig. Lombardi, si occupò di organizzare tutto ciò che era stato possibile salvare in cartelle, che si rivelarono molto utili ai fini della conservazione.

Precisare l’entità del danno subìto si rivelò molto difficile in quanto mancava il riferimento ad un inventario originario dettagliato. Si potè soltanto confrontare ciò che restava con il catalogo dell’esposizione del 1888 e con 296 schede conservate dalla Biblioteca comunale: da tale confronto si dedusse che la maggior parte dei materiali originari si erano in qualche modo salvati.

Dalle macerie furono tratti infatti i carteggi delle famiglie ferraresi, calcolati in 1036 carte, e oltre 500 opuscoli, di cui 402 messi subito a disposizione degli studiosi. Del fondo librario facevano parte circa 200 volumi, tutti bisognosi di restauro, e i 100 volumi dell’opera completa di G. Mazzini.

Il 1° ottobre 1954 l’amministrazione comunale di Ferrara, Sindaco Luisa Gallotti Balboni, stabilì di dar vita al Museo del Risorgimento e della Resistenza, riordinando i materiali di quello che venne chiamato “Primo Risorgimento” e raccogliendo memorie e cimeli utili ad illustrarela Resistenza.Vennenominata una Commissione, composta dai Proff. Gualtiero Medri, Direttore Onorario dei Civici Musei e autore nel 1933 di un Inventario dei materiali del Regio Istituto perla Storiadel Risorgimentio Italiano confluiti nel Museo (Inventario attualmente conservato nel Fondo Medri dei Musei d’Arte Antica); Giuseppe Gelli, Presidente dell’Associazione nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) Comitato provinciale di Ferrara, poi Assessore alla Pubblica Istruzione; Wilman Bonalberti, Vice Presidente dell’Associazione nazionale Combattenti e Reduci (ANCR) sezione di Ferrara, con il compito di sovrintendere a tutte le iniziative atte a raccogliere nuovi materiali e studiare i problemi interessanti la nuova istituzione. L’ufficio preposto ebbe sede inizialmente presso il Municipio, Divisione Polizia e Igiene, poi nei locali del Ridotto del Teatro Comunale, per essere infine, nel 1957, trasferito in alcuni locali sovrastanti le “Sale di Mostra” del Museo.

Vecchie e nuove raccolte vennero organizzate, riordinate, esposte ad opera di Gualtiero Medri e del M.tro Franco Farina, futuro Direttore delle Gallerie d’arte moderna.

Per illustrare i lavori in corso, nel 1956 fu organizzata nei locali di Castello Estense una grande mostra dedicata al Risorgimento e alla Resistenza.

La ripristinata sede del Museo venne inaugurata con gran partecipazione di pubblico il 25 aprile 1958, mentrela Saladedicata alla Guerra di Liberazione venne inaugurata nel 1959 (Sindaco Spero Ghedini, già Commissario politico delle Brigate Garibaldi ferraresi) con il contributo dell’Amministrazione Provinciale.

In un giardino interno fu collocata parte della statua dedicata a Vittorio Emanuele II e realizzata dall’artista Monteverdi, mentre una seconda parte, raffigurante l’Italia, fu posta a sovrastare il portone d’ingresso del Museo.

Il Museo prese la denominazione di: Museo del Primo e del Secondo Risorgimento.

Tale denominazione mutò negli anni ’70 del Novecento ed il Museo si chiamò da allora “del Risorgimento e della Resistenza”.

 Il Museo oggi

Attualmente consta di 4 sale espositive, di cui due dedicate al Risorgimento, una alla prima guerra mondiale, la quarta all’antifascismo e alla Resistenza.

Cimeli garibaldini (in particolare giubbe rosse e copricapo, insieme ad armi e pubblicazioni dedicate all’impresa dei Mille); del Battaglione dei Bersaglieri del Po (costituito nel1848 asostegno di Pio IX, che partecipò alle più importanti battaglie risorgimentali in particolare nel Veneto), compresa la sua “colonna” formata da studenti della locale università (del Portabandiera, Tommaso Roveroni, si conserva anche un ritratto); dei martiri del 1853 e della Fortezza adibita a prigione ed abbattuta nel1859 afuror di popolo; bandiere (tra cui quella con l’effigie di Pio Nono e una bandiera in via di apposizione che le donne ferraresi dedicarono ai volontari romani giunti a dar manforte ai patrioti del nord), timbri, coccarde, carta moneta “patriottica”, ritratti fotografici e a stampa, stampe satiriche e celebrative, con iconografie e disegni spesso firmati da artisti importanti, busti in marmo dei principali protagonisti del Risorgimento ferrarese e nazionale, costituiscono un patrimonio originale e unico che fa delle sale risorgimentali del Museo ferrarese  una esposizione tra le più ricche del panorama emiliano e nazionale.

Più contenuta ma anch’essa ricca di testimonianze d’epoca in gran parte restaurate di recente e riproposte al pubblico nella loro nuova veste, la sezione dedicata all’antifascismo e alla Resistenza conserva le bandiere delle Brigate partigiane ferraresi e del Comitato Volontari della Libertà (CVL), bracciali di riconoscimento partigiani, fazzoletti, “divise” usate sia dai partigiani locali che da ferraresi impegnati nella Resistenza all’estero, armi (tra cui una pistola conservata nell’incavo ricavato ritagliando le pagine di un libro), testimonianze di prigionia e deportazione. In particolare si espongono un pezzo di sapone ed un pezzo di filo spinato di un campo di concentramento, unitamente alla borraccia e ai dipinti e disegni di un internato militare, che ne ha recentemente fatto dono al Museo. Cimeli di caduti partigiani (tra cui un portaritratti intagliato durante le lunghe pause tra un combattimento e l’altro nelle valli ghiacciate del Basso Ferrarese) e ricostruzioni dei principali momenti della Repubblica Sociale Italiana nonchè della deportazione degli ebrei e della partecipazione delle donne alla Resistenza attraverso i Gruppi di Difesa della Donna, integrano l’esposizione, che si avvale anche – così come nelle sale risorgimentali – di decine di “Album” costituiti a scopo didattico negli anni ’70 con documenti originali e fotografie e una ampia raccolta di manifesti d’epoca che arrivano fino ai primi anni del secondo dopoguerra.

Una Aula didattica, utilizzata anche come Sala Mostre , un ricco archivio sia risorgimentale che resistenziale, ed un prezioso fondo librario storico (opuscoli e libri ottcenteschi e del primo Novecento) e contemporaneo, consultabili su appuntamento, completano l’offerta al pubblico del Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara.

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