Ascoli Bonfiglioli Ida

IDA ASCOLI BONFIGLIOLI residente a Ferrara

 

Sono nata il 31 dicembre del 1906, godo buona salute, sono sempre stata di buona salute. Sì, tutti i malanni che si hanno nel corso dell’esistenza, ma insomma è andato tutto bene con la salute. Sono nata a Graz, ma poi siccome mio padre era un medico italiano dopo siamo stati prima a Pavia poi a Ferrara perché mia mamma era ferrarese e allora mio papà invece era triestino e poi sono venuta a Ferrara con la mia mamma, io avevo 8 anni e allora ho preso la cittadinanza. Ho sposato un ferrarese Bonfiglioli. Sono venuta a Ferrara perché scoppiava la guerra (I° G. Mondiale), e mia mamma è tornata qui perché mio papà che era medico invece era stato nominato direttore dell’Ospedale civico di Trieste. Allora lui intanto è andato a Trieste e poi c’è stata la gerra mia mamma l’ha raggiunto lì tutta un’altra storia dolorosa, ecc…

Io posso poi anche dare qualche libro d’appoggio…

Quando ero bambina arrivata a Ferrara poi mia mamma aveva poi raggiunto suo marito a Trieste e io ero rimasta a Ferrara coi miei zii Magrini che sono quelli famosi dei Finzi-Contini e son stata durante tutta la guerra con loro poi dopo la mia mamma è tornata perché mio padre era morto. Ho un libro che ve lo darò ma vi prego di restituirmelo perché ne ho poche copie e poi la mia vita da ragazza è stata come quella di tutte le ragazze… e poi finalmente nel ’30 mi sono sposata quando avevo 23-24 anni. Renzo Bonfiglioli aveva una bellissima biblioteca, aveva la collezione dell’Ariosto a suo tempo, si è occupato sempre molto di musica… M. Peron. C’è il libro fatto da Loperfido su suo marito.

 

I.B. C’è anche quello per conto mio molto più bello sulla Resistenza fatto su mio marito.

Poi mi sono sposata e sono venute le fatali leggi razziali e ancora non c’era nel ’40. Mi pare che nel ’41 c’erano molti bombardamenti e io avevo i bambini piccoli, e mio marito aveva una sorella che aveva una tenuta in Toscana vicino a Pontedera, siamo andati lì e siamo stati nascosti un bel po’ fino a quando è arrivato il famoso 15 novembre (’43) e allora i nostri amici hanno detto: guardate che incominciano i rastrellamenti – perché fino allora non prendevano gli ebrei, anzi facciamo un passo indietro nel ’40 ma forse c’era scritto nel libro di Loperfido mio marito era stato mandato in campo di concentramento allora non come ebreo, come filo inglese con l’accusa che fumava sigarette inglesi, che aveva l’impermeabile inglese, tutte queste sciocchezze. Comunque è stata un’esperienza tremenda perché l’hanno preso mentre veniva a casa e mi ha detto devo andare un momento con questi due qui, e dopo non tornava più a casa, io e mio zio Magrini siamo andati in Questura han detto sì son qui ma non posso dir niente e li hanno mandati in campo di raccolta a URBISAGLIA… insomma erano cose un po’ ridicole in confronto a quello che è stato dopo il lager ecc… ma certamente era sempre molto pericoloso perché non avevano avuto niente né mai stati interrogati. Non si sapeva il perché poteva anche andare a finir male. Dopo è andata a finire che con degli appoggi così siamo riusciti a mandarlo, poi lui era un tipo anche un po’ nervoso mio marito, all’Osservanza a Bologna che era una casa di cura dove è stato lì fino alla fine della guerra. No dopo è stato mandato a casa perché abbiamo cercato di farlo venire a casa, aveva il papà vecchio.

 

V.F.: Ma torniamo alla prima parte della sua vita, quando è venuta a Ferrara da bambina. Che ricordi ha?

 

I B: Normali né belli né brutti voglio dire sono  stata con questo mio zio Prof. Magrini che fu anche lui deportato, Silvio Magrini aveva un piccolo appartamento in casa sua e ha raccolto mia mamma che era sua sorella e ho avuto sempre una vita serena facile meno che quando la mia mamma era via che quella era stata una cosa così ma ero con mia nonna con i miei cugini con…. Sicché ho avuto   un’infanzia completamente normale. Non sono andata a scuola perché la mia mamma quando è tornata mi ha fatto sempre studiare privatamente a casa con professori ecc… sicché sono abbastanza ignorante ma non troppo… sì no poi siccome questa casa è la famosa casa dei Finzi-Contini e c’è il tennis e allora lì è stato sempre un periodo molto bello perché avevamo sempre un sacco di amici devo dire che era il secondo tennis che c’era a Ferrara allora era roba del ’26 – ’27. Anzi poi siccome io avevo una mamma molto intelligente quando ho avuto 18 anni mi ha portata a Strasburgo da una sua amica per imparare il francese e son stata lì 3 o 4 mesi poi quando ho avuto 20-21 sono andata 4-5 mesi in Inghilterra mandata dalla professoressa con cui studiavo che aveva molte conoscenze in Inghilterra. Allora era una cosa molto…. Adesso vanno a 14 anni, ma allora…. Ma soprattutto mia mamma che era una donna molto intelligente diceva che le lingue erano la ricchezza di una persona ma si può immaginare le amiche di mia mamma: “Ma come mandi tua figlia così” insomma era una gran tragedia…. Io avevo 20 21 anni e so che io son stata in una famiglia molto seria comunque mai avrei tradito la fiducia di mia mamma in nessuna maniera. Poi a quei tempi lì eravamo molto seri. Poi quando son tornata il divertente è stato che io mio marito Renzo Bonfiglioli che abitava in via Borgoleoni, dove abitavo io e che non conoscevo praticamente era fratello di una mia carissima amica ma lui aveva sempre studiato a Firenze e lì era andato anche lui a imparare l’inglese era a Brighton e allora ci siamo conosciuti in Inghilterra e quando siamo tornati dice siccome io giocavo bene a tennis lui mi ha detto io sono stato molto gentile in Inghilterra con lei adesso lei mi insegna a giocare a tennis. Negato era negato. Da cosa è nata cosa e ci siamo sposati nel ’30. 11 giugno del ’30. Io ero figlia unica. Regolarmente dopo un anno è  natala Doriche adesso questa figlia ha 64 anni è una cosa spaventosa quando penso che ho una figlia di 64 anni. Mi sembrava che dopo i 40 anni tutti fossero già vecchi. E dopo 5 anni ho avuto un figlio che si chiama Geri e questa mia figlia dopo si è sposata è diventata nonna e sta a Milano aveva sposato Shöneit quello che è stata l’unica famiglia che è tornata dal campo di concentramento. E poi non so se avete letto quel libro “Uno su mille” che parla di tutte queste famiglie che è molto bello e c’è anche il capitolo suo. E poi ho avuto dopo 4 anni questo mio figlio che si chiama Geri quello sta qui a Ferrara sposato con figli ecc…Dopodiché tutto è andato serenamente perché non ci sono state né malattie né niente così.

Finché noi non siamo andati per via dei bombardamenti da questa cognata, che aveva una villa vicino a Pontedera. Quando qualcheduno è venuto e ha detto scappate via. Eravamo un po’ isolati sentivamo con la televisione così ma non ci rendevamo conto e dopo quando abbiamo saputo tutto quello che è successo il 15 novembre dice andate via andate via perché è molto pericoloso e allora mio marito aveva molte conoscenze, noi eravamo fermi lì vicino a Pontedera si chiamava S. Miniato e allora è andato a Firenze che aveva degli amici. Andate via andate via perché qui stanno già razziando. E allora c’han dato un indirizzo di persone che si occupavano di far espatriare e infatti. Intanto era arrivata anche la mia mamma che era stata a Ferrara sicché siamo andati via che eravamo la famiglia di mia cognata erano in 5 noi eravamo in 4 e poi avevamo avuto un passaggio. Siamo andati con questa specie di organizzazione che c’era a Firenze, costava anche molto, e siamo andati a Milano dove mi ricordo che alla notte ci han fatto dormire in una casa che era di questi contrabbandieri diciamo così, e mia figlia ha dormito tra marito e moglie che lui era ubriaco, noi… insomma è stata una cosa tremenda e quella notte è venuto un bombardamento a Mlano. Poi dopo siam partiti. Siamo andati sul Lago Maggiore e da lì siamo andati in un posto che si chiamava Tracom… (?) sul Lago Maggiore dove sempre questi contrabbandieri ci portavano in case private e alle 5 siamo partiti per andare in Svizzera alle 5 di notte, soltanto che a un certo momento questa mia cognata era stata operata a un tumore al petto sicché era anche molto debilitata quando è stato a un certo punto… perché si andava su per la montagna, queata mia cognata e la mamma che era vecchia facevano ritardare questa camminata, scalata più che camminata. Allora questi contrabbandieri hanno detto: “la signora malata e la signora vecchia le porteremo indietro perché si vede che non possono fare questo passaggio e domani le portiamo noi attraverso il lago.” E noi siamo andati cammina cammina è stata una cosa tremenda. Ad un certo momento questi contrabbandieri hanno detto: “lì èla Svizzeranoi non possiamo venire arrangiatevi.” Sicché siamo stati era mattina eran le sei, in Aprile, quando c’è stato l’ultimo giorno che i militari si dovevano presentare… credo d’aver scritto tutto. Sicché c’era una gran sorveglianza e noi eravamo sopra dei monti e abbiamo vistola Svizzeraabbiamo visto dei paesi illuminati, non eravamo più abituati a vedere perché c’era l’oscuramento e aspetta aspetta sperando di vedere qualcuno, con un freddo, i bambini che piangevano perché erano piccoli allora. Finalmente mi ricordo mio marito o mio cognato sono andati un po’ in giro lasciandoci lì hanno trovato un soldato svizzero e ci ha portato in un luogo di raccolta e lì siamo stati, mi pare proprio che fosse l’aprile la fine di Aprile che i militari dovevano… perché era successo che prima non c’era più la guerra e poi c’era eccetera… dovevano presentarsi. E così dopo siamo andati in questo luogo di raccolta e dopo ci hanno portato a Bellinzona dove c’era un altro luogo di raccolta  hanno diviso le donne dagli uomini e intanto non sapevamo più niente della mia mamma e di mia cognata. Finalmente dopo 4-5 giorni si è saputo che mia cognata era in un ospedale in Svizzera e mentre mia mamma niente, dopo abbiamo saputo da mia cognata che il giorno dopo questi contrabbandieri neanche per sogno. Abbiam perso tutte le valigie tutto perch avevano detto che avrebbero portato tutto ma quello era il meno, e le han fatto fare la stessa strada a un certo punto questi contrabbandieri han detto: “I tedeschi, i tedeschi” e sono scappati via lasciando queste due donne così e però la mia cognata era più… fatto sta che mia cognata non l’han vista han visto la mia mamma perché mia cognata si è nascosta invece la mia mamma si vee che è rimasta così, l’hanno presa e lei ha detto che era sola, l’han portata in carcere a Varese poi a Fossoli e il resto si capisce cosa è successo e così…

Poi noi siamo stati in Svizzera fino dopo, siccome mio marito aveva delle conoscenze in Svizzera si poteva essere liberati perché sennò si stava in questa specie di campi di lavoro così. Avevano ragione tutti questi rifugiati non li volevano in giro in Svizzera perché ci han trattato malissimo. Ci han trattato perché in un paese comela Svizzerache non è mai stato in guerra la gente diventa egoista, non si rende conto di cosa. E noi siamo stati 6 mesi e allora se si poteva far vedere che avevamo qualcuno che ci ospitava così o che ci dava denari allora ci liberavano, sennò tanti son stati per tutto il tempo della guerra sempre in capi di lavoro che poi li facevan lavorare, invece noi siamo stati 6 mesi e mi ricordo a Lugano all’Hotel Majestic che allora questi hotel avevan tutti i pagliericci avevan portato via tutti i mobili. Siamo andati a trovare e vedere poi questo Hotel Majestic che era bellissimo e lì siamo stati. Dopo 6 mesi mio marito aveva chiesto la liberazione perché aveva delle conoscenze che ci avrebbero dato dei soldi per vivere, siamo stati 1 anno a Ginevra dove i ragazzi, ragazzi Geri aveva 8 anni l’altra 12, andavano in una scuola francese e dopo siamo tornati qui con tutti questi vuoti.

 

VF: E prima come era cambiata la sua vita dall’entrata in vigore delle Leggi Razziali?

 

IB: E’ cambiata che noi le leggi razziali qui in Italia non le abbiamo vissute perché siamo partiti subito perla Svizzeraeravamo di quelli fortunati che avevan la possibilità di andare in Svizzera, benché ci son state anche tanta gente che avevan la possibilità ma che io so benissimo dicevano a noi non fanno niente se eravamo tutti non preparati. Io mi ricordo ancora del 33 che passavano questi ebrei che scappavano dalla Germania e raccontavano tutte queste cose e non ci credevamo. E’ tutta gente che esagera per essere aiutata dicevamo. Eravamo talmente lontani dalli’idea di quello che è poi stato che non sapevamo cos’erano i campi. Sapevamo soltanto da questa gente che scappava nel ’33 che c’era contro gli ebrei, bruciavano i negozi così ma non è che ci fossero state ancora delle cose mortali vere.

A Ferrara poi di ebrei non ce n’era più nessuno son stati presi moltissimi si vede dalla lapide che c’è lì in via Mazzini che son97 mipare e pensi che è stata una delle città più colpite e molti si eran mimetizzati nelle città grandi. Tantissimi erano andati a Milano infatti dopo si sono nascosti anche lì ma comunque non sono più tornati. A Ferrara siamo in 40-50 pochissimi come ebrei mentre eravamo più di mille.

Conoscete Loperfido. E’ stato a colazione qui anche due settimane fa. Anche Roffi (?) era amicissimo di Renzo. Lui è sempre stato molto di sinistra non si è mai iscritto perché lui voleva ragionare con la sua testa però e stato mi ricordo una serata subito dopo la guerra quando c’è stato il caso Rosenberg. C’erano tutti Roffi e (??? Pag 11) che hanno faatto questa raccolta e comperato per l’ospedale un apparecchio molto importante. Era sempre a capo di tutte quele cose della …

Questo qui è il libro che mia mamma aveva fatto in memoria di mio padre e questo è un discorso che ha fatto Renzo nel salone della Comunità subito dopo la guerra che poi era il numero speciale della Resistenza Ferrarese. Avevo un’altra cosa qui di mio padre che poi han fatto commemorazione 5-6 anni fa qui a Ferrara il dott. Bevilacqua che è venuto.

A Ferrara abitavo al n° 76 di V. Borgoleoni a casa Magrini che è tutt’ora casa Magrini che di Magrini poi non c’è più nessuno perché purtroppo i miei cugini son morti tutti, morti di malattia insomma, e mia cugina aveva sposato un Pesaro ed è diventata praticamente casa Pesaro adesso ci sono i figli di mia cugina ma non stanno nessuno a Ferrara. Lì c’era il tennis famoso dei Finzi-Contini, che poi Bassani l’ha situato lì in un altro posto come al solito è tutto svisato (?? Pag 12) così però la base c’è. Perchéla Micolnon era niente come l’aveva descritta lui ma mi ricordo che veniva anche lui a giocare. Ma mi ricordo che quando son cominciate a venire le leggi razziali io e una mia amica eravamo delle brave tenniste e andavamo sempre alla Marfisa e allora abbiamo detto eravamo forse noi le uniche ebree no perché c’era Giorgio Bassani e abbiam detto noi diamo le dimissioni prima che ci caccino via e infatti non solo abbiam dato le dimissioni ma abbiamo avuto la lettera che allora il presidente Felisi che diceva tutto il dispiacere che noi andassimo via e allora Giorgio Bassani, che è sempre stato antipatico, “a me non mi mandano via…”, dopo un mese l’hanno mandato via, naturale no, così noi abbiamo avuto il rincrescimento a casa e gli altri niente. Avevamo capito che prima o dopo… e allora prima che ci mandassero via.

 

VF: Che porte si sono chiuse in quel momento?

 

IB: Io devo dire la verità che quando ci sono state in principio queste leggi razziali blande, diciamo così, io non ho mai avuto nessuno… Solo una mi ha detto la cosa che mi faceva più rabbia “Se Mussolini ha preso questo provvedimento vuol dire che aveva ragione.” Da allora io non l’ho più salutata e disse “non parlo di te perché tu sei diversa”. No, mi dispiace, io sono uguale a tutte quelle altre lì. Ecco quando mi dicevano non parliamo di te perché tu sei diversa ecco quella era la cosa che mi dispiaceva di più. I primi provvedimenti son stati biblioteche, scuole, università. Io mi ricordola MatildeBassaniFinzi, non so se l’avete mai sentita che è stata una partigiana, è stata anche messa in prigione qui a Ferrara, cercate qualche cosa sulla Mailde Bassani Finzi perché è una donna molto intelligente, adesso è sposata e sta a Milano, casomai vi do l’indirizzo. Lei era molto intelligente faceva l’ultimo anno di università, l’ultimo anno potevano frequentare e quando s’è laureata le hanno detto, si è laureata in Storia a Padova, con un professore che adesso non ricordo più, comunque uno di questi celeberrimi, che le ha detto: “lei la storia non la sa, la sente, e dovremmo darle 110 e lode, ma lei sa che non possiamo darle la lode.” Sa che non si poteva dare la lode agli ebrei. In principio si erano fatte tutte queste piccole sciocchezzuole qui che però servivano per ferire la gente comunque. E poi per esempio con mio marito ci piaceva molto viaggiare… e quando andavamo a Venezia andavamo sempre all’Harry’s bar che era molto famoso, e quando siamo andati abbiam visto “gli ebrei non sono graditi” c’era fuori… Ma io a dire la verità mi vergognavo per loro, mica per me, per loro che erano arrivati a questo punto. Poi in principio si perdevano… e anche noi abbiamo detto: “L’italiano non sarà mai” invece poi han cominciato queste retate terribili…

 

VF: Cosa pensavate di Mussolini?

 

IB: Io mi ricordo sempre una volta che Mussolini ha detto, ha scritto: “La mala pianta del sionismo non nasce più in Italia, gli ebrei italiani sono solo italiani.” Infatti in guerra (’15-’18) ci sono molti morti italiani. A Ferrara ci sono 7 o 8 basta guardare che c’è la lapide anche 10 che sono morti ma… io devo dire che ‘unica cosa che ci ha lasciato, perché dopo ci si dimentica, per fortuna, perché… è stato proprio che non ho più sentito amore per l’Italia. Mi sentivo apolide, non esisteva ancora Israele ma devo dire anche per me alla mia età si è una cosa vaga, una cosa bella ma non mi sentirei certamente di andare, intanto è impossibile perché quando si ha una certa età non si cambia la maniera di fare e poi la vita è molto dura lì in Israele, la storia della lingua, ecc. Ma proprio mi sono sentita quando ero in Svizzera per me l’Italia era sparita come amore, certamente è logico che ci sto e ci starò sino a quando muoio.

Adesso quando leggerete quel libro che mio padre è morto per non servire gli Austriaci perché essendo stato nominato direttore dell’Ospedale Civico di Trieste dopo l’avevano militarizzato capito e lui lo vedrete si è ammalato apposta per non servire ed è morto per quello, e allora dico valeva la pena di morire per l’Italia per quel bel ringraziamento che ci han dato.

E mia mamma era una donna straordinaria, non voleva neanche venire con noi lì nascosta in Toscana diceva: “Cosa vuoi che facciano alle vecchie? Non faranno niente” e invece… Se penso che a Trieste sono andati che c’era una grandissima casa di riposo per vecchi perché a Trieste c’erano moltissimi ebrei e sono andati di notte a prenderle tutte queste vecchie. E mia mamma era una donna veramente straordinari era di una delle prime famiglie, la famiglia Magrini di Ferrara e non avrei mai pensato così purtroppo perché quelli lì avevano proprio detto: “Domani queste due signore saranno in Svizzera” e invece una c’è arrivata l’altra no.

Mia mamma non era certo laureata allora non si usava ancora, aveva 75 anni 76 ma era una donna molto aperta, soltanto che non mi ha mandato mai a scuola, avevo dei professori molto bravi. Prima delle maestre, qui a Ferrara, e poi dei professori molto bravi: il prof. Colombo, il prof. Segginati (?), il prof. Ghisellini, tutta gente che voi non avete mai sentito nominare ma erano tutti di primissimo ordine e poi la mia cultura è stata più letteraria perché se io devo fare una moltiplicazione, no ci arrivo fino a quel punto lì, perché ho studiato anche matematica, ho studiato con questo mio zio Magrini, che mi diceva sempre, lui era professore di Fisica: “Non è vero che la matematica è difficile, bisogna capirla perché poi è come leggere un libro” ma poi siccome non mi interessava ne ho fatta poca.

I miei figli sono andati a scuola. Mio figlio non aveva voglia di fare l’università aveva cominciato ma poi era andato ragioniere, aveva cominciato ad andare a Bologna ma poi non ne aveva voglia, e mia figlia era andata il primo anno a Venezia a Lingue e poi dopo neanche un anno, non ha fatto neanche un esame, si è sposata, aveva 20 anni, sicché. Loro da bambini andavano alla scuola ebraica non li hanno espulsi dalle scuole perché erano già andati lì avevano fatto l’asilo lì, quel po’ perché poi siamo andati via e quando siamo tornatila Doriè andata regolarmente alla scuola pubblica. Da qualche parte devo avere tutta la storia della scuola ebraica, non la troverò perché prima stavamo in via Palestro poi facendo il trasloco tanta roba è andata persa e tanta ancora ammucchiata da guardare, funzionava molto bene tutti bravissimi professori perché tutti i professori che eran stati mandati via dalle scuole erano andati lì, ma questo è niente. La scuola ebraica di Milano è stata un modello perché c’erano tutti i professori di università, insomma è stata una cosa, infatti poi hanno continuato perché lì c’è ancora una scuola ebraica dove fanno sia il Liceo scientifico che il classico, ragioneria, tutto, ed è molto frequentata perché ci sono ancora dei bravissimi insegnanti. Ma allora era proprio la “créme.” Qui a Ferrara è cominciato il 15 novembre ’43 quando c’è stato l’eccidio, allora dopo tutto è finito. Noi eravamo già in Toscana, nel ’40 è andato mio marito noi siamo andati nel ’42 circa. Ma eravamo in una casa privata da una maestra che era molto gentile. Questa maestra dava lezione a Geri perché era ancora alle elementari. Eravamo nascosti, anzi c’eravamo anche un po’ adagiati, essendo un po’ lontano. Infatti quando è avvenuto questo passaggio così tremendo è stato perché eran dei giorni che cercavano i militari che scappavano in Svizzera per non fare i militari sicché c’era molta sorveglianza, molta….

Io l’ho educato poco… non mi ricordo più. Mi ricordo solo che quando eravamo lì in questi campi prima in questi 6 mesi che siamo stati a Lugano nel campo, lì all’Hotel Majestic si erano fatte delle scuole per i bambini. Lì c’erano molti ebrei ma c’erano tanti di quelli che erano scappati d’Italia come politici. Mi ricordo che c’era la sig.ra Treccani, la moglie di Treccani, che noi dovevamo fare lavori… e mi ricordo la sig.ra Treccani che puliva i vetri dell’albergo. Mi ricordo che abbiam ridotto quell’albergo in una maniera in quei sei mesi perché l’albergo era sotto i militari, un giorno il colonnello dice “Dovete lavare qui perché è sporco.” C’era una bellissima veranda con il parquet e noi giù acqua acqua abbiamo rovinato completamente il parquet tutto sollevato, non so cosa abbiano fatto poi per metterlo a posto. Si mangiava malissimo, si stava malissimo a dire la verità. No e poi veramente erano scortesi, io mi ricordo che una volta io mi sono lamentata perché avevo il mio bambino Geri aveva 8 anni con la febbre e mi hanno detto “Se non va bene lì c’è la rete andate via.”

Il campo era tutta roba svizzera le direttrici erano gente che era uscita dalle prigioni, lì c’era una saltimbanca. Noi siamo andati nel campo militare perché dopo 6 mesi siamo stati liberati diciamo perché gli altri dopo un mese quelli che non avevano i mezzi o non potevano usufruire di amicizie. E allora noi siamo stati di più mi ricordo che siamo stati 6 mesi a Lugano in questo campo perché mio marito aveva chiesto la liberazione per Lugano invece dopo 4 mesi c’han detto no perché a Lugano ci sono troppi rifugiati e allora abbiam chiesto che è stato molto meglio per Ginevra che era ancora più bella, un centro di cultura… intanto i ragazzi hanno imparato il francese. Per quello siamo stati 6 mesi in campo miliare perché aspettavamo sempre la liberazione. Ma insomma è roba da ridere, abbiam fatto delle conoscenze bellissime perché c’era proprio. Ma poi c’è stato anche un brutto episodio perché al bambino una sera è venuta la febbre fortissima, stava male male male e allora è venuto il dottore ha detto: non è niente, un’ indigestione, un raffreddore, invece continuava ad avere la febbre è andato in ospedale: aveva preso la polmonite sicché era questo ospedale di Lugano che era una meraviglia e non si poteva io non potevo uscire per andarlo a trovare e allora passavano delle donne della città che mi dicevano “Signora c’è il suo bambino che piange che la vuole” perché venivano dall’ospedale. Dopo se Dio vuole è guarito presto. Dopo un’altra cosa che mi è rimasta impressa quando noi siamo arrivati in Svizzera ci han fatto la disinfestazione che dovevamo essere secondo loro pieni di pidocchi, non so che cosa. E siamo andati a fare le docce. Tutte nude lì sotto ad una doccia, mi ricordo che io avevo dirimpetto una grassa così, io ero ancora giovane, e c’eran tutti i soldati che ci guardavano perché ci avevano accompagnato loro lì alla doccia e poi subito vestiti un freddo fuori e poi è lì che mio figlio ha preso la polmonite. Mi ricordo che da allora io non posso sopportarla doccia, faccio il bagno, ma la doccia… E’ proprio un ricordo. IO dico in confronto degli altri la nostra vita è stata abbastanza tranquilla, io avevo sempre l’idea su mia mamma e ho saputo solo al ritorno, quando sono tornata in Italia, cos’era successo. Insomma perché naturalmente non si poteva mica comunicare. Noi avevamo i mezzi e le amicizie, noi abbiamo avuto questa fortuna in confronto di altri che son rimasti qui. Qualcheduno si è nascosto qui in campagna ma era sempre un po’ pericoloso perché bastava, siccome c’era una taglia non mi ricordo più di quanto per chi trovava un ebreo. Adesso mi dispiace molto di non aver scritto, non le mie memorie, ma degli appunti. Adesso mi voglio mettere perché può darsi adesso parlando così è più facile non ricordarsi e magari quando andate via dico “guarda non ho detto questo, non ho detto quest’altro.” Ma forse salì (??pag 21) facendo un pochino giorno per giorno, tanto perché rimanga un ricordo per i nipoti, per i pronipoti.

 

VF: Lei è stata religiosa, ha seguito la sua religione?

 

IB: Ma mica tanto ero tanto arrabbiata con Dio altroché. Oltre che perderela Patriaho perso anche Dio perché in quel momento lì perché dico davvero dov’è Dio? Infatti io ero di una famiglia non siamo tanto religiosi e neanche osservanti, siamo tradizionalisti più. Io ho sempre fatto le feste perché le aveva fatte la mia nonna le aveva fatte la mia mamma, perché per me le feste volevan dire ancora adesso riunione familiare così, ma come religione ce n’è poca nel senso stretto della parola. Adesso vediamo quando andrò di là come sarò trattata…

 

VF: E si tramanda per via femminile la tradizione?

 

IB: Anche mio marito non lo era per nente. Come si dice noi guardiamo il mangiare quelle cose lì. Certo io mi rendo conto adesso che sono vecchia mi dispiace non aver, non essere entrata nella cultura ebraica che c’è veramente delle cose molto belle. Così ormai è troppo tardi ma lì veramente quello mi dispiace. E poi tutte queste regole queste cose se uno legge capisce perché ci sono. Noi religiosamente siamo andati al tempio quando ci son le feste ma insomma non è che sia stato… No e poi le dico quando ero in Svizzera ero talmente… Invece è stranissimo perché questa cosa o ha fatto allontanare o ha fatto avvicinare a seconda di come una persona sentiva.

 

VF: Però le è rimasto il senso di appartenenza?

 

IB: Oh certo nessuno di noi avrebbe mai pensato di cambiare religione. Anzi un gran disprezzo per chi l’ha fatto… Va bene che chi ha paura. Ma chi l’ha fatto per convinzione va bene, è una cosa che riguarda… Ma era mancanza di dignità non ci abbiamo pensato neanche lontanamente…

Ecco questo è tutto. Io credo che altro di me non saprei narrare.

Dopo quando sono tornata c’erala DEIqui in Italia che sarebbe l’Ass.ne Donne Ebree d’Italia e io sono la presidente qui a Ferrara ormai da 60 anni, anzi sono stata adesso ultimamente a Milano che c’era l’Assemblea generale mi hanno fatto tanti onori perché è 60 anni che sono qua. Mi sono molto occupata di queste cose qui praticamente questa associazione si occupa anche di cultura ecc… ma qui ormai siamo ridotte in 11 soci delle quali 7 sono fuori Ferrara che si fanno socie a Ferrara e 5 sono sopra i 90 anni sicché cosa vuole che faccia cultura ecc… L’unica cosa che so fare è raccogliere dei denari da mandare poi a Milano dove c’è la culturale che poi li mandano in Israele che per tutte queste opere di beneficienza ecc qui io mi sono sempre molto occupata di quello lì. Una delle cose che mi interessa moltissimo che ho imparato da mio marito, perché lui era molto appassionato di musica. Così anche adesso che sono vecchia però ho 3 pomeriggi sempre 1 pomeriggio in casa mia. Prima stavo in una casa in via Palestro che aveva un bel salone e allora lì facevo per beneficienza per questa DEI ogni martedì queste riunioni musicali eravamo anche una trentina. Ognuno dava un’offerta, roba di 1000 lire, un affare così…dopo son venuta qui e qui (v. Mascheraio) ho più di 10 persone adesso ho finito queste non pagano più diciamo così. Però a quel tempo lì avevo fatto venire anche dei pianisti, è stata una cosa molto abbastanza importante. Insomma mi sono dedicata molto a questo, poi alla famiglia, poi una vita normale in attesa della morte. No perché non attendo niente, è una cosa che non mi riguarda, quando sarà ora sarà ora. E’ il mio ultimo pensiero. Adesso ho avuto 2-3 amiche sempre malate le sono andata a trovare… quelle cose che succede… Altro di me non le saprei narrare, sono la sua vicina che la deve importunare…questa èla Boheme

 

C’è una breve nota su Shöneit (“Uno su mille”)

Si sono salvati. Lui questo ragazzo di 16 anni è riuscito a tenere il padre vicino perché se non c’era lui il padre era stramorto e sono riusciti a salvarsi proprio per merito di questo mio genero che era bravissimo, quando io ero a Milano è andata la televisione a intervistarlo, perché l’hanno già intervistato una volta, Augias che presentava “Uno su mille” prima gli hanno fatto una intervista e poi erano lì con le macchine e con tutto.

 

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