Alcuni abstract di articoli, tratti dalla rivista “Ferrara Viva”, riguardanti il periodo del fascismo e della Resistenza. La rivista è presente, oltre che nel nostro museo, anche nella biblioteca dei Musei Civici di Arte Antica, Palazzo Bonacossi, via Cisterna del Follo, 5.
Notizie preliminari sul Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara – Giuseppe Gelli
(“Ferrara Viva”, Anno I – N. 1 – Maggio 1959)
Il Museo del Risorgimento di Ferrara vede la luce il 16 marzo 1903 nel cinquantenario del martirio degli eroi Succi, Malagutti, Parmeggiani. Più di 50 anni dopo, nell’ottobre del 1954, il Comune decide di istituire ex-novo il Museo del Risorgimento e della Resistenza e di avviare il riordino del materiale recuperato, relativo al Risorgimento ed alla raccolta dei materiali e documenti della guerra di liberazione. Il Museo viene inaugurato il 25 Aprile del 1958 nella nuova sede di C.so Ercole I d’Este.
Per quanto riguarda il periodo resistenziale, oltre alle testimonianze dirette, il Museo raccoglie il materiale storico contenuto nei fascicoli riguardanti i processi celebrati contro i collaborazionisti responsabili degli eccidi e delle sevizie. Altre fonti sono, infine, la stampa fascista e quella patriottica clandestina.
Introduzione alla Mostra Provinciale Celebrativa del I° Centenario dell’Unità d’Italia – Nello Rondelli (“Ferrara Viva”, anno I, n. 2, Ottobre 1959)
Ferrara è stata, dal 1859 al 1866, una terra di confine, d’importanza soprattutto militare, governata dallo Stato pontificio e occupata dalle truppe austriache.
Fra le manifestazioni celebrative del Centenario dell’Unità d’Italia è prevista, in sede provinciale, presso il Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara, una Mostra di documenti, stampe, manifesti, autografi e cimeli dell’epoca. Questa Mostra riveste una particolare importanza, essendoci tra gli obiettivi dei promotori la volontà di documentare, senza retorica, la partecipazione di Ferrara e provincia ai grandi eventi degli inizi della nostra storia unitaria.
La lunga notte del ’43 – Guido Fink
(“Ferrara Viva”, Anno II – N. 5-6 – Dicembre 1960)
Il 1960 rappresenta per il cinema italiano un anno ricco di film che segnano un’epoca: si pensi a La dolce vita di Fellini, ma soprattutto a L’avventura di Antonioni e a Rocco e i suoi fratelli di Visconti. Rappresentativi di questo periodo storico particolare a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 sono anche i film d’impegno civile, tra i quali spicca La lunga notte del ’43 dell’esordiente Florestano Vancini, omaggio a Ferrara e ricordo di una delle pagine più buie della sua storia. Il film, ispirato al racconto di Giorgio Bassani, fa rivivere i tragici avvenimenti dell’eccidio del Castello estense, avvenuto nel novembre del 1943, anno quanto mai incerto e difficile per il nostro paese.
L’arte in Emilia dal fascismo alla Resistenza- Franco Solmi
(“Ferrara Viva”, Anno III – N. 7-8 – Ottobre 1961)
Per quanto riguarda l’opposizione al regime fascista, grandi sono le responsabilità degli intellettuali italiani: infatti, a parte casi eccezionali e isolati – Gramsci, Gobetti e Ginzburg – ha dominato il servilismo e l’apatia (Croce ben rappresenta – al di là dei meriti – l’intellettuale non organico, velleitario e idealista).
Solo dal ’25 il fascismo inizia la propria politica «culturale», che porta la quasi totalità degli intellettuali e artisti ad accettare pedissequamente i dettami dei vari ras locali. L’Emilia diverrà l’emblema di questo provincialismo. Bisognerà attendere l’8 settembre perché una parte degli uomini di cultura si unisca al movimento resistenziale e perché si inizi una produzione artistica ispirata alla lotta antifascista e antitedesca: “la Resistenza fu il fuoco a cui si purificò l’arte italiana”. A tal proposito, particolare risalto viene dato alla produzione emiliana e ferrarese.
Chiesa e fascismo * – Mario Gozzini
(“Ferrara Viva”, Anno V – N. 13-14 – Giugno 1965)
L’Autore, da cattolico, analizza il rapporto Chiesa – fascismo in termini d’incompatibilità oggettività, d’intrinseca contraddittorietà.
Il fascismo poggia, infatti, sulla psicosi di paura collettiva e sulla volontà di potenza, concetti già di per sé antitetici ai valori biblici, e – sul lato strettamente religioso – su un ossequio formale e su un rispetto meramente esteriore, indice dell’uso strumentale della Chiesa da parte del regime. Per questo suo essere subdolo, e per il suo nazionalismo, così lontano da una visione ecumenica, non il marxismo, ma il fascismo è il vero nemico della Chiesa.
Un’analisi più strettamente storica porterà argomentazioni a favore di questa tesi fondamentale.
* Conferenza tenuta a Ferrara il 5 marzo 1963 per il ciclo sul tema: «Dalla prima alla seconda guerra mondiale», indetto dal Comitato Cittadino Manifestazioni Culturali ed Artistiche