Inaugurazione mostra “Poster per la Pace 2018” – Sala mostre Museo RR di Ferrara – venerdì 6 aprile 2018, ore 12
03 martedì Apr 2018
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Achille Beltrame: un pittore al servizio dell’attualità (scheda a cura di E. Ferraresi)
Achille Beltrame nacque nel 1871 ad Arzignano in provincia di Vicenza. Nella sua città natale iniziò lo studio del disegno che proseguì all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano con l’insegnamento di Giuseppe Bertini, allievo ed erede alla direzione di Francesco Hayez. Le sue indiscusse doti pittoriche, la cui cifra è evidente anche nella futura opera di illustratore, gli valsero, quando era ancora studente, il premio Mylius del 1890 e in seguito la partecipazione alle prime edizioni della Triennale di Brera (1891 e 1894), a collettive della Società per le Belle Arti e all’Esposizione Permanente di Milano, nonché l’acquisizione di sue opere da parte della Galleria d’Arte Moderna e del Museo di Milano ed ancora dell’Accademia di Brera. Dipinse scene di vita quotidiana ed episodi storici legati alla sua città di adozione, inoltre, fu abile ritrattista, sperimentò la pittura murale ed anche di carattere religioso. Non abbandonò mai l’esercizio della pittura e soltanto nel 1941 ebbe la sua prima personale alla Galleria Ranzini di Milano, ma il suo nome e il suo riconoscimento furono certamente legati alla sua straordinaria attività di illustratore, iniziata, per altro, quasi per caso. Era il 1896, quando, recatosi nel Montenegro per ritrarre la futura regina d’Italia, Elena di Savoia, si trovò poi a raffigurare i caratteristici paesaggi e costumi del luogo e venne notato dal direttore e inviato dell’Illustrazione Italiana, Edoardo Ximenes, che gli commissionò qualche tavola per il suo giornale, dando inizio ad una collaborazione che durò fino al 1898. Nel 1899, chiamato dal coetaneo Luigi Albertini, allora direttore amministrativo del Corriere della Sera, cominciò a illustrare a colori la prima e l’ultima di copertina della nascente Domenica del Corriere. Il giovane e allora sconosciuto Beltrame contribuì significativamente alla stessa definizione dell’identità del settimanale e ne divenne ben presto figura di spicco, accompagnando per più di quarant’anni la sua pubblicazione con quasi 5.000 tavole. L’ultima copertina di Beltrame è datata 26 novembre 1944 poco prima della sua morte avvenuta a Milano il 19 febbraio 1945.
Il supplemento domenicale, rivolto a tutta la popolazione, doveva scandire i fatti della settimana e nella copertina aveva l’evento più significativo, ma ciò che rese diverso l’inserto fu proprio la qualità superiore dell’illustrazione con cui si presentava. Le copertine di Beltrame, furono veri e propri quadri, perfettamente disegnati, secondo la tradizione ottocentesca, e arricchiti dal colore e dal movimento; esse descrivevano i fatti di cronaca di risonanza internazionale così come quelli locali con una puntualità spettacolare e una chiarezza che rendevano superflue le parole.
Le sue illustrazioni non poterono non testimoniare perciò anche quello che stava accadendo a livello mondiale nel 1914; la prima tavola disegnata da Beltrame relativa alla Grande guerra, uscì il 1° novembre di quell’anno ed aveva sicuramente i toni crudi di una realtà che riguardava un conflitto sanguinoso, ma resi con uno stile sempre equilibrato e un registro non alto. Le copertine della Domenica del Corriere, non potevano non descrivere il clima di dibattito tra neutralisti e interventisti e non poteva non divenire, altresì, lo strumento di sostegno, anche se non esplicitamente, all’entrata in guerra dell’Italia o quanto meno strumento di aiuto all’accettazione di una decisione immutabile, che non ammetteva adesioni parziali. Le tavole che l’illustratore dedicò all’intervento della nazione nel conflitto, avevano, infatti, i toni di un racconto dettagliato e sicuramente veritiero, ma certamente filtrato dalla volontà di rendere più accettabile un fatto ormai ineluttabile e incontestabile. Le copertine che da quel “radioso maggio”, come fu definito dalla retorica interventista, raccontarono il conflitto, lo descrissero con sorprendente dovizia di particolari, soprattutto se si pensa che Beltrame non si mosse mai da Milano e che i luoghi, le persone, i costumi e le dinamiche erano frutto della descrizione di altri cronisti e di un repertorio di immagini da lui sapientemente raccolto e archiviato nel suo studio di corso Garibaldi e rielaborate attraverso la sua vivace immaginazione. Fu come se le pietraie del Carso, le cime e i picchi delle Alpi dove avvenivano gli scontri, li avessero visti direttamente i suoi occhi e i suoi stessi occhi li avessero poi purgati degli aspetti più cruenti e inaccettabili, pur non tradendone la verità. Beltrame dipinse “graficamente” tutti i particolari e gli aspetti della guerra, esaltandone soprattutto la coralità, quasi mai rappresentando il singolo combattente, ma sempre la massa che fosse di fanti, alpini o bersaglieri. Attraverso le sue illustrazioni, ovvero la potenza, la semplicità e il carattere quasi consolatorio dell’immagine, come sapientemente rilevato da Dino Buzzati, fu capace di raggiungere l’intera popolazione, anche quella che non ancora alfabetizzata, non sarebbe mai stata raggiunta dalle parole.
II sezione: il 1917: Le tavole del 1917, l’anno di Caporetto e della battaglia di arresto, mantengono la modalità di un racconto visivo finalizzato a promuovere nell’opinione pubblica un messaggio di rassicurazione rispetto agli sviluppi della guerra e alle azioni dell’esercito italiano. La rappresentazione di Beltrame è fatta, citando Gianni Oliva, di una “miscela accorta di affermazioni e di silenzi, di accenti e di sfumature, di realtà per metà raccontate e per metà taciute”. L’illustratore della “Domenica del Corriere” sa che i suoi disegni, per essere persuasivi e attinenti alla realtà, devono sì presentare il dolore e la distruzione della guerra, ma egli lo fa sapientemente, veicolando tali aspetti attraverso l’astrazione della guerra stessa; i suoi disegni rappresentano si la morte, ma senza sangue ne mutilazioni e principalmente non quella dei propri soldati, piuttosto del nemico seppur con il rispetto e la pietas; le sue tavole colgono paesaggi privi di antropizzazione se riguardano il fronte italiano perché è necessariorio essere realistici, ma con la mediazione del distacco dal quotidiano e soprattutto la centralità della scena è sempre la dinamica dell’offensiv. In questo momento l’autore “si ferma un attimo prima che la realtà prenda il sopravvento”, non omette, ma indirizza lo sguarzo verso gli aspetti del conflitto meno dolorosi per gli “spettatori”; è ancora lontano il tempo della rappresentazione della vittoria tricolore e della costruzione del mito della Grande Guerra, è solo il tempo di rendere un poco più accettabile la tragedia di un anno bellico particolarmente difficile.
III ed ultima sezione: il 1918, l’anno della Vittoria: Il 4 novembre 1918, all’indomani dell’armistizio di Villa Giusti, il generale Armando Diaz, comandante supremo del Regio Esercito, annunciava ufficialmente con il Bollettino della Vittoria, la resa dell’Impero austro-ungarico e la vittoria dell’Italia nel primo conflitto mondiale. Sin dai mesi di settembre ed ottobre, la vittoria era nell’aria e le tavole di Beltrame nella Domenica del Corriere, oltre ai titoli dello stesso Corriere della sera, scandivano l’avanzare dell’offensiva italiana e l’inesorabile collasso dell’esercito austro-ungarico, riempendosi di tricolori. Nelle illustrazioni del 1918, dopo i tragici e dolorosi tempi dell’annata di Caporetto, riecheggia l’energia positiva e patriottica delle “radiose giornate di maggio” del 1915. All’indomani di Vittorio Veneto si tratta di costruire una nuova e più specifica memoria della vittoria e Beltrame, forte di un abilità ormai comprovata, ancora una vota riesce a veicolare il messaggio “distogliendo” l’attenzione, almeno per ora, dalla riflessione su quella che verrà definita da molti, attraverso le parole dannunziane, una “vittoria mutilata”. La vittoria italiana non si può certo considerare una vittoria completa, e non solo per gli insuccessi nelle trattative di pace, da cui la definizione “vittoria mutilata” trae origine, ma soprattutto per i circa 590mila civili morti, i 651mila militari morti, il milione di invalidi e mutilati, di cui molti giovanissimi, per non parlare della situazione socio-economica che il conflitto si lascia alle spalle, preludio fertile per l’insinuarsi di un ideologia che da li a poco riporterà il paese, anche internamente e tra la sua stessa gente, in guerra. In questo momento, però, le riflessioni sono ancora lontane e per Beltrame è solo il tempo della celebrazione dei combattenti e della sublimazione del sacrificio di troppe vite. E’ il tempo, in modo particolare, di costruire il mito della Vittoria così come la vediamo nella copertina del numero 45 (10-17 novembre 1918), rappresentata da una giovane popolana che non ha certamente la “lascivia” della Libertà guida il popolo di Eugene Delacroix, ma che tanto la richiama, nella fierezza e nel vigore che ha nel brandire il grande tricolore italiano a cui ne fa eco un altro più piccolo nella città ai suoi piedi, o ancora, raffigurata con le sembianze di angelo, possente e scolpito nella pietra, portato in trionfo dal glorioso Esercito italiano nella copertina n.46 (17-24 novembre 2018).
Beltrame continuerà a fermare con la sua matita, come fossero scatti fotografici, tutti i momenti più significativi del post Vittorio Veneto, accompagnando lo sguardo dei suoi lettori, al di là delle ideologie e sempre con un approccio immediato ed “intuitivo” alla realtà. Smetterà solo alla fine del secondo conflitto mondiale e con la sua stessa morte.
16 venerdì Mar 2018
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inDialoga con l’autore Antonella Guarnieri
Modera l’incontro Roberto Cassoli
Per saperne di più:
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Il Museo del risorgimento e della Resistenza di Ferrara, in collaborazione con l’ANPI di Ferrara e con L’attrice e regista Alessia Passarelli, è lieto di estendere la propria offerta alla cittadinanza attraverso una nuova proposta.
Da domenica 18 marzo 2018 dalle ore 15.30 alle ore 17.30, ai visitatori, tramite il solo biglietto di ingresso al Museo, dell’importo di 4 euro, sarà offerta la possibilità di integrare la visita agli spazi espositivi, con un approfondimento teatrale su alcuni dei protagonisti della Resistenza ferrarese.
Nell’area del Museo verranno dislocate varie schede di presentazione di altrettante figure legate a questa pagina della nostra storia, accompagnate da un campanello.
Suonando i visitatori potranno chiamare l’attrice Alessia Passarelli, che proporrà loro una scena teatrale attinente al personaggio selezionato, creata partendo dai reperti presenti nel Museo ed in cui a parlare saranno i protagonisti stessi di questa vicenda, che prenderanno vita nell’interpretazione teatrale.
In questo modo, oltre ad un diverso modo di fruire dei materiali esposti, i visitatori, attraverso la specificità del linguaggio teatrale, avranno la possibilità di approfondire il dato storiografico con una proposta che mostri l’aspetto più umano ed emozionale delle figure trattate, stimolando così un approccio più empatico.
Il servizio, a partire da domenica 18 marzo, verrà proposto ogni domenica fino a domenica 10 giugno, sempre dalle ore 15.30 alle ore 17.30.
Cfr. anche l’omonimo progetto didattico che è consultabile nella pagina del blog ” PROGETTI DIDATTICI”
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A conclusione del ciclo di incontri: Ferrara tra le due guerre: storie e racconti, frutto della collaborazione del Museo del Risorgimento e della Resistenza con l’Istituto Gramsci e l’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, martedì 13 marzo, alle ore 21, si terrà la conferenza di SILVANA ONOFRI L’indimenticabile mostra del ‘33.
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inINTRODUZIONE
Agli inizi del 1943 la città di Ferrara pullula di istanze antifasciste.
Alda Costa, socialista, antifascista della prima ora e pacifista sin da quando negli anni precedenti alla Grande Guerra, con preparazione e grande passione, si opponeva agli interventisti italiani, conscia che la grande carneficina che ne sarebbe conseguita in Italia e nel mondo avrebbe prodotto mostri quali i regimi nazi-fascisti, è la figura politica di grande carisma, attorno alla quale si stringono i comunisti ferraresi, che mai avevano abbandonato la scena politica clandestina, gli azionisti, i socialisti stessi ed alcune figure di spicco dell’ebraismo locale, come ad esempio come Renzo Bonfiglioli, mecenate e bibliofilo estense, il professor Vito Morpurgo, i giovani intellettuali Matilde Bassani e Giorgio Bassani, che diventerà uno dei maggiori esponenti della letteratura mondiale del ‘900.
E’ un movimento così complesso e variegato, interpartitico e interclassista, lo definiranno i fascisti stessi, da poter essere considerato una sorta di antesignano della forma che prenderà il CLN e da destare, già nella primavera del 1943, l’interesse del Rettore dell’Università di Padova Concetto Marchesi e di un grande antifascista, il comunista Giorgio Amendola, tra i padri fondatori del CLN.
Un movimento pronto, già nel maggio del 1943, a importanti manifestazioni di dissenso nei confronti del regime e, probabilmente, come affermato in più di un documento , anche ad intraprendere azioni armate.
Questo lavoro, attraverso materiale d’archivio e testimonianze, racconta la storia di un momento della città estense che potrà aiutare a comprendere con maggiore precisione anche i tratti organizzativi e pratici dei primi mesi della Resistenza ferrarese, mettendo in luce più di elemento saliente di un antifascismo che, di fronte alla drammaticità degli eventi bellici e politici, andava “naturalmente” scegliendo la strada della Resistenza armata.
Spiccano tra i tanti, i ritratti giovanili di Matilde Bassani e Giorgio Bassani, giovani colti e con storie di appartenenza familiare molto diverse, accomunati dalla persecuzione messa loro in atto dal regime contro gli italiani ebrei, oltre che da una conoscenza personale, oltre alle storie dei giovani ufficiali ferraresi che già in quel periodo stavano scegliendo la lotta contro il regime e la militanza nelle fila del Partito Comunista.
Antonella Guarnieri
Segnaliamo inoltre…..
2018 – La Fondazione Giorgio Bassani, ricorda la nascita dello scrittore ferrarese con numerose iniziative e annuncia che l’inaugurazione ufficiale della sede della Fondazione, ospitata al piano terra di Casa Ariosto, è prevista per venerdi 13 aprile 2018, alle ore 11.00.
Domenica 4 marzo 2018, alle ore 16.00 avrà luogo presso Casa Ariosto, via Ariosto 67, l’inaugurazione della mostra ”Giorgio Bassani a Ferrara: un giovane scrittore tra letteratura e antifascismo”. Intervengono Paola Bassani, presidente della Fondazione Giorgio Bassani e Antonella Guarnieri, curatrice della mostra.
Tale mostra, che è stata allestita in prima battuta a Barcellona, presso l’Istituto Italiano di Cultura (2016), è organizzata da Fondazione Giorgio Bassani, Museo del Risorgimento e della Resistenza, Musei Civici di Arte Antica e Comune di Ferrara.
Visitabile dal 4 marzo al 13 aprile 2018, dal martedi alla domenica dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 18.00. Ingresso libero.
Lunedi 5 marzo 2018, presso il Liceo Classico L. Ariosto si terrà la XVII giornata Bassani organizzata da Liceo Classico Statale L. Ariosto (prof.ssa Monica Giori), dalla Fondazione Giorgio Bassani e da Arch’e Associazione Culturale N. Alfieri, in collaborazione con Rai Teche.
Ore 9.10. Proiezione del documentario di Enzo Biagi (del 1971) ”III B facciamo l’appello. La scuola di Vignatagliata”, con interviste agli studenti Cesare Finzi, Giuseppe Lopes Pegna, Ruggero Minerbi, Eugenio Ravenna, Tullio Ravenna, Franco Schőnheit, Maurizia Tedeschi; agli insegnanti: Giorgio Bassani, Matilde Bassani, Primo Lampronti; alla docente del Liceo Ariosto Camilla Giovanelli; al testimone“ariano” Luciano Chiappini.
Alla fine della proiezione l’attrice Gioia Galeotti, leggerà una lettera inedita di Bassani a Ettore Bernabei, storico direttore della Rai, proveniente dal Fondo Bassani e un’ intervista inedita a Matilde Bassani del 26. 01. 2006. Intervengono Paola Bassani, figlia dello scrittore e Silvana Onofri, presidente di Arch’è.
Ore 11.15. Girolamo de Michele, docente del liceo Ariosto, parlerà di “Il Giardino come Eterotopia”. Sarà presente Paola Bassani, presidente della Fondazione Giorgio Bassani.
Girolamo De Michele scrive di filosofia e critica letteraria su diversi giornali e ha pubblicato saggi di filosofia e ricerca storica. Per Einaudi Stile libero sono usciti i suoi romanzi “Tre uomini paradossali” (2004), “Scirocco” (2005) e “La visione del cieco” (2008). Nel 2008, per le Edizioni Ambiente, ha pubblicato “Con la faccia di cera”, romanzo sulla tragedia delle morti degli operai Solvay. Ha inoltre pubblicato “La scuola è di tutti. Ripensarla, costruirla, difenderla” (2010) in difesa della scuola pubblica, e “Filosofia. Corso di sopravvivenza” (2011).
Ingresso a invito
Martedi 6 Marzo 2018, ore 10.30 a casa Ariosto, via Ariosto 67, avrà luogo la conversazione sul volume “Giorgio Bassani, professore “fuori le mura” di Rocco Della Corte. Ne parlano Paola Bassani e Silvana Onofri con la classe V G del Liceo G. Carducci di Scienze Umane, sezione Musica & Spettacolo. Alcuni studenti, accompagnati dalla prof. Tiziana Grillanda, leggeranno testi di Bassani e documenti d’archivio della Scuola d’Arte di Velletri. L’iniziativa è organizzata dalla Fondazione Giorgio Bassani e Arch’è Associazione Culturale N. Alfieri, in collaborazione con Musei Civici d’Arte Antica e Comune di Ferrara.
Ingresso libero
Venerdì 9 marzo 2018, ore 16.00, a casa Ariosto, via Ariosto 67, avrà luogo la conferenza di Roberta Antognini “Giorgio Bassani in America: ricezione e traduzioni“. Ne parla con la relatrice Paola Bassani.
Roberta Antognini insegna Lingua e Letteratura Italiana nel Dipartimento di Italiano di Vassar College, Poughkeepsie NY. Studiosa di Petrarca e di letteratura medievale, si interessa di storia della lingua italiana e di traduzione letteraria. Ha curato, congiuntamente a Rodica Blumenfeld, il volume “Poscritto a Giorgio Bassani. Saggi in memoria del decimo anniversario della morte”. (LED 2012).
L’iniziativa è organizzata dalla Fondazione Giorgio Bassani, in collaborazione con i Musei Civici di Arte Antica e Comune di Ferrara.
Ingresso libero.
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inAl Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara, dal 1 marzo al 14 marzo è possibile visitare la mostra, a cura dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito La Grande Guerra.
La mostra si colloca nell’ambito delle celebrazioni del centenario della I Guerra Mondiale. Attraverso 19 pannelli didattici racconta, con l’ausilio di molte immagini esplicative, i momenti più drammatici e di svolta, oltre ai cambiamenti epocali che portarono allo sviluppo di numerosi aspetti della tecnologia e della scienza, soprattutto medica, oltre a quello, forse il più importante che vide le donne, in tutti i paesi coinvolti nella guerra entrare a far parte a pieno titolo del ciclo economico e produttivo, impegnandosi ad ogni livello nel mondo lavoro, evidenziando il ruolo svolto dall’esercito italiano.
All’interno dell’esposizione è possibile visitare anche la raccolta di terracotte che lo scultore bolognese Stefano Paganelli ha voluto dedicare alla Grande Guerra.
Per informazioni biglietteriamrr@comune.fe.it, tel/fax 0532-244922
La mostra è visitabile dal martedì alla domenica dalle 9 e 30 alle 13 e dalle 15 alle 18
25 domenica Feb 2018
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inSi è conclusa domenica 25 febbraio , con grande partecipazione del pubblico cittadino e non solo, la mostra di cui riportiamo di seguito la scheda informativa a cura degli organizzatori.
La mostra, attraverso la documentazione raccolta dal figlio Roberto, racconta la storia del ferrarese Bruno Merighi, che, come tanti altri giovani italiani, viene richiamato alle armi e parte per il fronte il 28 gennaio 1942 e il 12 ottobre di quello stesso anno partì per la Russia. Il percorso, a cura del figlio Roberto, racconta quel percorso drammatico di guerra che vide tanti giovani italiani finire vittime dell’impreparazione dell’esercito fascista, del freddo impensabile che li accolse, delle rappresaglie sovietiche ed altri, come Bruno, avere la fortuna di tornare a casa in Italia. Ma proprio mentre egli pensava di avere raggiunto la salvezza in Italia, venne accolto dall’8 settembre e dalla occupazione tedesca. Anche Bruno, come altri 600.000 e più italiani, conobbe la deportazione nei campi di lavoro allestiti dai nazi-fascisti per chi non avesse voluto collaborare con loro e con i fascisti che erano tornati al potere, dopo il 25 luglio e l’incarcerazione di Mussolini, grazie alla occupazione tedesca.
Documenti, fotografie, e una serie di cartine che contestualizzano e precisano il lungo viaggio di Bruno, preparate dagli alunni della classe III D scuola secondaria di I grado “Dante Alighieri” di Sant’Agostino; anno scolastico 2015/16, coordinate dal professor Davide Pizzotti.
L’allestimento si deve a Elena Ferraresi ed Antonella Guarnieri. L’iniziativa è aperta al pubblico.
22 giovedì Feb 2018
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in25 giovedì Gen 2018
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inProgramma completo scaricabile in pdf:
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