Storia d’amicizia e di poesia – Fondazione Bassani – Casa Ariosto – sabato 17 novembre 2018. ore 16

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Sabato 17 novembre 2018 alle 16, alla sala conferenze della sede ferrarese della Fondazione Giorgio Bassani, via Ariosto 67, avrà luogo l’iniziativa “Storia d’amicizia e di poesia” in occasione della donazione alla Fondazione, da parte degli eredi Quilici, di un’opera di Mimì Quilici Buzzacchi.
Nel 1967 Mimì aveva donato a Bassani copia del volume “Paesaggio di Spina”, (conservato presso la Fondazione) con presentazione di Giorgio Bassani e la dedica “A Bassani questo “Paesaggio di Spina” per accompagnare il suo Airone “, testimonianza della reciproca stima che aveva legato l’artista allo scrittore ferrarese.

Nella sua presentazione al volume Bassani aveva scritto: “Dipinge paesaggi, adesso: ma con lo stesso spirito, lo stesso impegno architettonico, direi, con cui, un tempo, incideva il legno. Anche adesso, come pittrice, vuole darci una immagine solenne, monumentale, della realtà naturale. Più che il colore e la luce, la interessano lo spazio e i volumi […] Ed è abbastanza significativo che Mimì Quilici abbia scelto il paesaggio forse più spoglio, più grandiosamente spoglio, desolato e atonale d’Italia: quello delle Valli di Comacchio.”

Intervengono Paola Bassani, Antonella Guarnieri, Silvana Onofri, Valter Leonardo Puccetti, Vieri Quilici e Lucio Scardino.

A conclusione dell’incontro, l’attrice Gioia Galeotti leggerà il racconto di Giorgio Bassani “Ludovico Ariosto e Alessandra Benucci” presentato nella trasmissione “Storie d’amore”, Edizioni Radio Italiane del 1950. Il “Gruppo di Danza Unicorno” di Santa Maria in Vado accompagnerà la lettura.

L’iniziativa è proposta dalla Fondazione Giorgio Bassani e da Arch’è Associazione Culturale Nereo Alfieri, in collaborazione con i Musei Civici di Arte Antica, Comune di Ferrara e Museo del Risorgimento e della Resistenza.

(comunicazione a cura della Fondazione Bassani)

Presentazione della mostra “Un film, una storia, una città” A 75 anni dall’eccidio e a 10 anni dalla morte di Florestano Vancini – sabaro 17 novembre 2018, ore 12 – Sala mostre Museo RR

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Sabato alle 12 presso il Museo del Risorgimento e della Resistenza sarà inaugurata la mostra “Un film, una storia, una città”A 75 anni dell’eccidio e a 10 dalla morte di Florestano Vancini, a cura di Antonella Guarnieri e con la collaborazione tecnica e di allestimento di Elena Ferraresi.

La mostra sarà visitabile dal 17 novembre al 9 dicembre 2018 e dal 17 novembre 2018 al 13 gennaio 2019 (martedì domenica 9.30 – 13 / 15 – 18).

 

La mostra si avvale delle foto di scena, relative al film “La lunga notte del’43” del regista Florestano Vancini conservate presso il Museo del Risorgimento e della resistenza, già usate in passate per esposizioni all’interno dell’istituzione civica estense che vengono impreziosite da numerosi interventi sia del regista ferrarese sia di importanti critici. Emerge così, con evidenza, sia il clima nel quale l’opera venne pensata e quindi data alla luce sia il valore e l’impatto che, nel 1960, ebbe all’interno della cinematografia italiana, un’opera che aveva l’ambizione di raccontare, riuscendoci, con precisione documentaria e storica un episodio drammatico ed assolutamente esemplare della storia ferrarese ed italiana.

La mostra fotografica è preceduta dalla ricostruzione storico documentaria degli avvenimenti che si succedettero nella città estense dopo l’uccisione del federale fascista repubblicano di Ferrara Igino Ghisellini, avvenuta la sera del 13 novembre 1943.

La strage, decisa dai fascisti, mandati a Ferrara dal segretario nazionale del partito fascista repubblicano Alessandro Pavolini, venne messa in atto da Enrico Vezzalini e dal console della Milizia Giovan Battista Riggio i quali si avvalsero di non pochi fascisti ferraresi che collaborarono non solo ai rastrellamenti, ma anche alla scelta delle persone da eliminare.

Non si riunì mai un tribunale e le persone che vennero arrestate e fucilate, undici civili, è dimostrato con evidenza, non avevano nessun legame con l’uccisione di Ghisellini. Due di loro, Mario e Vittore Hanau, scelti in quanto appartenenti a quelli che i fascisti definivano con disprezzo “la razza ebraica”, furono i primi ebrei uccisi in Italia da un plotone di esecuzione composto interamente da italiani, fascisti ed appartenenti alle brigate nere della repubblica sociale.

I tedeschi, è documentato dagli atti raccolti all’Archivio di Stato dalla curatrice della mostra, e riproposti in copia all’interno del percorso espositivo, si opposero con durezza al comportamento fascista, alla strage ed ancora di più alla esposizione dei cadaveri che venne interrotta nel pomeriggio del 15 novembre per intercessione, pare, del vescovo di Ferrara Monsignor Ruggero Bovelli.

Per decenni, e ben oltre il film di Vancini, si cercò di addebitare questa strage ai tedeschi: erano gli anni in cui si posero le fondamenta della rimozione delle responsabilità fasciste.

Ma Vancini non si arrese e dopo essersi sentito chiedere dai politici, in cambio di ricche sovvenzioni che gli avrebbero consentito la regia di un film hollywoodiano, di raccontare una storia ammaestrata dove fossero i tedeschi a rivestire i panni dei “cattivi”, aspettò il 1960 per raccontare in un film così vero ed intenso, ispirato alla sua esperienza diretta e al racconto di Giorgio Bassani “Una notte del ’43, che vinse il premio opera prima alla mostra del cinema di Venezia, la verità storica sulla lunga notte di Ferrara.

(Comunicato a cura di A.Guarnieri)

Mostra storico documentaria “Un alito appena, di vita, appena…” Prigionieri ferraresi ed italiani nell’inferno di Mauthausen, a cura di Gian Paolo Bertelli e di Antonella Guarnieri

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Martedì 23 ottobre 2018 alle 0re 17 al Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara Corso Ercole I d’Este, 19, nell’ambito della celebrazioni del centenario della Grande Guerra, presentazione della mostra storico documentaria “Un alito appena, di vita, appena…” Prigionieri ferraresi ed italiani nell’inferno di Mauthausen, a cura di Gian Paolo Bertelli e di Antonella Guarnieri

Saranno inoltre esposti le tele che il maestro ferrarese Romano Vitaliha dedicato alla Grande Guerra Interverranno i curatori ed inoltreDonato Bragatto e Ferdinando Vitali

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L’esposizione sarà aperta dal 23 ottobre al 4 di novembre, dal martedì alla domenica, dalle 9 e 30 alle 13 e dalle 15 alle 18 ed è gratuita

L’argomento presentato, abbastanza sconosciuto ai più, ha cominciato ad essere trattato con una certa organicità proprio in occasione del centenario celebrativo della Grande guerra, che sta andando a concludersi quest’anno.

La storia di migliaia di italiani fatti prigionieri durante la prima guerra mondiale ed internati in campi dove, nella maggioranza dei casi hanno sofferto la fame e le malattie e in diversi casi hanno trovato la morte.

Nel caso della piccola, ma intensa mostra, la volontà è quella di far conoscere l’enorme durezza alla quale furono sottoposti i prigionieri italiani a Mauthausen, una sorta di tragico “prequel” alle terribili vicende che riguarderanno quel campo negli anni del nazifascismo e della guerra mondiale.

Questo centenario ha sicuramente il merito di aver aiutato le generazioni ormai lontane a comprendere con maggiore chiarezza quegli eventi che spesso apparivano  agli studenti e non solo a loro come sfuocati e persi nella nebbia del tempo. Comprendere quello che è accaduto alle città italiane e alla popolazione di una nazione ancora tanto giovane attraverso i cambiamenti della società, dell’economia, della scienza, dell’arte , dalla medicina, che tanto furono influenzati da quell’evento terribile ed epocale ha aiutato certo a comprendere altri preziosi elementi del nostro passato.

La storia di questi uomini, spesso giovanissimi e lontani dalle proprie case, fatti prigionieri, a volte rifiutati dalle stesse famiglie perché ritenuti traditori della Patria, vittime degli accordi politici e del moralismo imperante nelle istituzioni di quegli anni, alla fine abbandonati alla crudeltà del nemico, rappresenta un punto di vista nuovo e drammatico, da continuare a studiare e ad approfondire.

La mostra è in collaborazione con Associazione di ricerche storiche Pico Cavalieri e ANGET (Associazione Nazionale Genieri e Trasmettitori).

Prorogata a domenica 30 settembre 2018 la chiusura della mostra: “Foto dai campi di concentramento e dal fronte resistenziale: la sopravvivenza e la lotta al nazi-fascismo raccontata dall’ANPI nell’immediato dopoguerra ” a c. di A.Guarnieri – MRR

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In occasione dell’estate e della presenza ancora più numerosa di pubblico esterno alla città e spesso anche straniero, il Museo del Risorgimento e della Resistenza dal 19 luglio sino al 2 di settembre 2018 ospita una mostra di foto provenienti dall’archivio dell’ANPI provinciale ferrarese che raccontano la vita nei campi di concentramento nazisti.

Questa mostra nasce dalla curiosità di Marco Ascanelli, presidente dell’ANPI provinciale ferrarese, che, nei mesi successivi alla sua elezione, ha voluto conoscere direttamente, indagandolo con accuratezza, il materiale documentario esistente all’interno della sede ANPI.

Tra il numeroso materiale documentario di sicuro interesse, conservato in quell’archivio, Ascanelli ha recuperato quaranta foto, montate su dei supporti di cartone che finiscono per diventarne sia la cornice sia il sostegno.

L’arrivo nei campi di concentramento, la vita nel campo di concentramento, le umiliazioni corporali e morali, la sporcizia, la fame, il freddo, la malattia, la violenza, la privazione anche dei più elementari diritti propri degli esseri umani, il dolore, la paura, la morte, i terribili esperimenti messi in atto dai medici nazisti a scapito di donne e di ragazzini ed uomini indifesi. Tutto questo, ma anche le immagini della Resistenza e della lotta partigiana che misero termine anche a questa terribile esperienza del genere umano.

Le foto sono evidentemente molto vecchie e ciò ha determinato, in alcuni casi, una sorta di rarefazione dell’immagine che costringe colui che vi si accosta, in un qualche modo, quasi ad immaginare il contenuto: uno sforzo che finisce quasi per trasportarci fisicamente in quel terribile momento e che produce una sorta di contatto empatico particolarmente toccante. Tra queste la foto delle schede dei ferraresi Carlo e Franco Schöneit, internati a Buchenwald, tra i pochi casi in Italia di un’intera famiglia, erano tre con la madre Gina Finzi deportata a Ravensbrück, che riuscì  a riabbracciarsi interamente,  alla fine la guerra.

Purtroppo non è stato possibile risalire con certezza al periodo in cui le foto furono esposte per la prima volta, ma lo stato delle stampe fa pensare che possano essere collocate all’incirca alla metà degli anni ’50, dimostrando una volta in più, se ce ne fosse bisogno, l’infondatezza degli attacchi revisionisti nostrani che da tempo accusano la Resistenza e gli antifascisti di non essere mai stati sensibili al dramma della deportazione razziale. E che la mostra fosse centrata sul dramma ebraico é testimoniato con evidenza dalla scheda di due deportati, per giunta ferraresi.

La mostra è a cura di Antonella Guarnieri, l’allestimento si deve alla dottoressa Elena Ferraresi. Oltre alla referente del Museo, Antonella Guarnieri, saranno presenti all’inaugurazione alle ore 18 e 30 di gioved’ 19 luglio il vicesindaco Massimo Maisto, il presidente dell’ANPI ferrarese Marco Ascanelli. Ha assicurato la propria presenza in vece del Rettore dell’Ateneo estense prof. Giorgio Zauli, il professor Andrea Baravelli, docente di storia contemporanea ad Unife.

Gli orari di visita sono quelli del Museo: dal Martedì alla Domenica dalle 9 e 30 alle 13 e dalle 15 alle 17.

Presentazione del libro:”Italia da salvare” di Giorgio Bassani – Partecipano: Paola Bassani, Cristiano Spila (curatore), Andrea Malacarne, Vittorio Sgarbi e Antonella Guarnieri – sabato 26 Maggio, ore 11.30 – Palazzo San Crispino in Piazza Trento e Trieste a Ferrara

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La presentazione della nuova edizione del libro per Feltrinelli, sarà l’occasione per approfondire gli aspetti di questo insolito lavoro di Giorgio Bassani. Gli scritti che compongono il libro, infatti, pongono l’attenzione sulla salvaguardia del nostro Paese da un punto di vista ambientale e culturale, mettendo in luce la vivacità e la versatilità intellettuale dello scrittore.

Mediatrice dell’incontro sarà la storica Antonella Guarnieri, Responsabile del Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara e componente della Fondazione Giorgio Bassani.

Riportiamo una frase del testo bassaniano di cui condividiamo, tra molti altri, il pensiero: “…anche se i musei non sono, poi, quei depositi delle molte [reliquie] che l’eterno infantilismo delle eterne neo-avanguardie, o la non meno eterna sclerosi mentale tetramente catastale, di certa burocrazia, immaginano che siano e debbano essere, bensì, al contrario, i più veri, forse gli unici, depositi della vita.” 

Inaugurazione mostra “Mia cara moglie…Carissimo marito…” Lettere dal carcere e dall’esilio di antifascisti e partigiani ferraresi censurate e sequestrate dalle autorità, a c.di D.Tromboni e con un contributo di A.Guarnieri – sabato 21 aprile 2018, ore 11 – Museo RR

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Tutti i governi si sono avvalsi della censura della corrispondenza, in particolare nei periodi di guerra tra gli stati o di moti insurrezionali ed insorgenze interne .

C’è però una censura, che attiene in particolare alla corrispondenza dei detenuti (in carcere, in manicomio, al confino), che si presta, a seconda dei periodi storici e della natura del governo, a strumentalizzazioni particolari. Per esempio, anche dopo che il diritto internazionale aveva tentato una regolamentazione della questione , dichiarando legittima la censura sulla corrispondenza soltanto durante  i conflitti armati, in Italia, e nella fattispecie durante il fascismo, essa venne applicata massicciamente e si avvalse di ogni espediente – dall’utilizzo della polizia postale a questo fine al sequestro delle lettere ritenute pericolose per lo spirito pubblico – per esercitare un forzoso controllo sugli orientamenti politici degli italiani anche in tempo di pace.

La censura uscì insomma dalle carceri e si estese a tutta la popolazione, laddove focolai di “sovversivismo” facevano temere il peggio all’autorità costituita.

Ci sono quindi due livelli di censura: quella interna agli istituti di detenzione, che sottopone ad occhiuta ”vigilanza” la posta in entrata ed in uscita e quella che coinvolge chiunque sul territorio sia sospettato di sentimenti contrari al regime.

Questo ha fatto si  che nei fascicoli personali dei detenuti e dei confinati politici, non meno che dei partigiani colti in clandestinità o processati nel lungo dopoguerra post fascista,  siano rimaste conservate – così giungendo fino a noi -lettere, cartoline, fotografie, mai giunte ai destinatari, cioè alle famiglie, agli amici, agli amori e qualche volta ad altri detenuti o ad altri antifascisti.

E’ questa la corrispondenza che abbiamo scelto di esporre in questa mostra. Prodotta da antifascisti, partigiani, ex partigiani e dai loro famigliari ed amici, essa testimonia di una pratica crudele e vessatoria che ha attraversato l’Italia fascista e post fascista, ledendo una delle principali libertà individuali di uomini e donne ovunque collocati.

Pochi sono gli esempi qui esposti. Una piccola testimonianza che speriamo di ampliare in altre sedi, in altre pubblicazioni. Appena sufficiente a restituire la pena, il dolore, l’ingiustizia, subìti da tanti e tante.

Ma anche una piccola restituzione, una piccola  riparazione, offerta da noi che siamo cresciute nella libertà ai discendenti di quanti l’hanno resa possibile, pagando un prezzo altissimo.

Un piccolo cammeo, all’interno della ricerca ampia e in divenire di Delfina Tromboni, viene dedicato a Umberto Fogagnolo, antifascista e partigiano azionista ferrarese, che si trovò a rivestire un ruolo politico centrale all’interno della organizzazione antifascista milanese e che fu tra gli organizzatori degli scioperi alla Marelli nel 1943 e 1944.

La sua breve, ma intensa, vita ebbe fine a piazzale Loreto a Milano il 10 agosto del 1944. Si tratta di un episodio che, a differenza della esposizione dei cadaveri di Mussolini e dei gerarchi, avvenuta in quei paraggi il 29 aprile del 1949, è poco noto.

La scarsa memoria della tragedia vissuta da Milano in quell’assolato agosto, quando i cadaveri dei 15 tra partigiani ed antifascisti vennero lasciati per ore sulla strada, sotto il sole, ricoperti dalle mosche, sorvegliati dai brigatisti neri fascisti, a monito di un’intera popolazione, contrapposta al tam tam mediatico, soprattutto televisivo, che propaganda con grande forza ed evidente scelta di campo, le immagini della esposizione dei cadaveri di Mussolini e gerarchi, rappresenta un evidente esempio della falsità, spesso affermata dai revisionisti, che la storia la scrivono i vincitori.

 E’ sembrato giusto in un’epoca di forte disinformazione e di manipolazione dei valori antifascisti e resistenziali, raccontare, per inserirvi quella di Umberto, autore per altro di bellissime lettere dal carcere alla moglie Fernanda Bagnoli anch’essa in seguito staffetta, la storia di quel drammatico ed epocale eccidio.

(comunicato stampa a cura degli organizzatori)

Programma del Museo RR per la Festa della Liberazione 2018

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  • 21 aprile 2018 ore 11 Museo del Risorgimento e della Resistenza

Inaugurazione della mostra: “ Mia cara moglie…Carissimo marito…”

Lettere dal carcere e dal confino degli antifascisti e dei partigiani ferraresi sequestrate e censurate dalle autorità” 

A cura di Delfina Tromboni e di Antonella Guarnieri

  • 27 aprile 2018 ore 11 Liceo Scientifico Roiti

“Milano 10 agosto 1944. La strage di piazzale Loreto: Sergio Fogagnolo, un antifascista ferrarese, tra i 15 martiri dell’eccidio fascista”

 Sarà proiettato il film che racconta l’eccidio nazi – fascista

 “Partiti per Bergamo”

 Il figlio Sergio racconta il padre e la madre Fernanda Bagnoli, staffetta partigiana dopo la morte del padre

Saranno presenti il vice Sindaco, Massimo Maisto e la responsabile del Museo del Risorgimento e della  Resistenza , Antonella Guarnieri

  • 28 aprile 2018 ore 16 Museo del Risorgimento e della Resistenza

“Sergio Fogagnolo e Fernanda Bagnoli: due ferraresi nella lotta di Liberazione italiana”

Sarà proiettato il film che racconta l’eccidio nazi – fascista dei 15 antifascisti a  Piazzale Loreto a Milano

 “Partiti per Bergamo”

 Ne parleranno il figlio di Umberto Fogagnolo, Sergio e la responsabile del Museo del Risorgimento e della Resistenza Antonella Guarnieri.

Sara proiettato il film “Partiti per Milano”

 

inoltre

ogni domenica, fino al 10 giugno. dalle 15 e 30 alle 17 e 30, presso il Museo del Risorgimento e della Resistenza, l’ANPI provinciale di Ferrara, per celebrare il 73° della Liberazione,  offre alla cittadinanza ed ai turisti, la possibilità di assistere alla rappresentazione di:

IL MUSEO RACCONTA……1920-1945 FRAMMENTI DI VITE

 interpretato e sceneggiato dall’attrice e regista ALESSIA PASSARELLI, con la collaborazione storica di Antonella Guarnieri

 

 

Conferenza dello storico M.Nani: “I contadini di Mentessi: campagna, lavoro e conflitti tra Otto e Novecento” – Salone d’onore della Pinacoteca nazionale

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“I contadini di Mentessi: campagne, lavoro e conflitti tra Otto e Novecento” – relatore Michele Nani

Salone d’Onore, martedì 10 aprile, ore 17.00

Presentazione della mostra “E Beltrame disegnò la guerra. III sezione. 1918. Un anno di guerra. (Domenica del Corriere – Corriere della Sera – L’illustrazione italiana)” e conferenze a c.di G.P. Marchetti

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Vi segnaliamo le seguenti iniziative a cura di G.P.Marchetti che si terranno nell’ambito dell’esposizione:
– domenica 8 aprile, ore 10,30 – Conferenza “Battaglia di Solferino”;
– domenica 15 aprile, ore 10,30 – Conferenza “Vittorio Veneto”.

 

Achille Beltrame: un pittore al servizio dell’attualità (scheda a cura di E. Ferraresi)

 Achille Beltrame nacque nel 1871 ad Arzignano in provincia di Vicenza. Nella sua città natale iniziò lo studio del disegno che proseguì all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano con l’insegnamento di Giuseppe Bertini, allievo ed erede alla direzione di Francesco Hayez. Le sue indiscusse doti pittoriche, la cui cifra è evidente anche nella futura opera di illustratore, gli valsero, quando era ancora studente, il premio Mylius del 1890 e in seguito la partecipazione alle prime edizioni della Triennale di Brera (1891 e 1894), a collettive della Società per le Belle Arti e all’Esposizione Permanente di Milano, nonché l’acquisizione di sue opere da parte della Galleria d’Arte Moderna e del Museo di Milano ed ancora dell’Accademia di Brera. Dipinse scene di vita quotidiana ed episodi storici legati alla sua città di adozione, inoltre, fu abile ritrattista, sperimentò la pittura murale ed anche di carattere religioso. Non abbandonò mai l’esercizio della pittura e soltanto nel 1941 ebbe la sua prima personale alla Galleria Ranzini di Milano, ma il suo nome e il suo riconoscimento furono certamente legati alla sua straordinaria attività di illustratore, iniziata, per altro, quasi per caso. Era il 1896, quando, recatosi nel Montenegro per ritrarre la futura regina d’Italia, Elena di Savoia, si trovò poi a raffigurare i caratteristici paesaggi e costumi del luogo e venne notato dal direttore e inviato dell’Illustrazione Italiana, Edoardo Ximenes, che gli commissionò qualche tavola per il suo giornale, dando inizio ad una collaborazione che durò fino al 1898. Nel 1899, chiamato dal coetaneo Luigi Albertini, allora direttore amministrativo del Corriere della Sera, cominciò a illustrare a colori la prima e l’ultima di copertina della nascente Domenica del Corriere. Il giovane e allora sconosciuto Beltrame contribuì significativamente alla stessa definizione dell’identità del settimanale e ne divenne ben presto figura di spicco, accompagnando per più di quarant’anni la sua pubblicazione con quasi 5.000 tavole. L’ultima copertina di Beltrame è datata 26 novembre 1944 poco prima della sua morte avvenuta a Milano il 19 febbraio 1945.

Il supplemento domenicale, rivolto a tutta la popolazione, doveva scandire i fatti della settimana e nella copertina aveva l’evento più significativo, ma ciò che rese diverso l’inserto fu proprio la qualità superiore dell’illustrazione con cui si presentava. Le copertine di Beltrame, furono veri e propri quadri, perfettamente disegnati, secondo la tradizione ottocentesca, e arricchiti dal colore e dal movimento; esse descrivevano i fatti di cronaca di risonanza internazionale così come quelli locali con una puntualità spettacolare e una chiarezza che rendevano superflue le parole.

Le sue illustrazioni non poterono non testimoniare perciò anche quello che stava accadendo a livello mondiale nel 1914; la prima tavola disegnata da Beltrame relativa alla Grande guerra,  uscì il 1° novembre di quell’anno ed aveva sicuramente i toni crudi di una realtà che riguardava un conflitto sanguinoso, ma resi con uno stile sempre equilibrato e un registro non alto. Le copertine della Domenica del Corriere, non potevano non descrivere il clima di dibattito tra neutralisti e interventisti e non poteva non divenire, altresì, lo strumento di sostegno, anche se non esplicitamente, all’entrata in guerra dell’Italia o quanto meno strumento di aiuto all’accettazione di una decisione immutabile, che non ammetteva adesioni parziali. Le tavole che l’illustratore dedicò all’intervento della nazione nel conflitto, avevano, infatti, i toni di un racconto dettagliato e sicuramente veritiero, ma certamente filtrato dalla volontà di rendere più accettabile un fatto ormai ineluttabile e incontestabile. Le copertine che da quel “radioso maggio”, come fu definito dalla retorica interventista, raccontarono il conflitto, lo descrissero con sorprendente dovizia di particolari, soprattutto se si pensa che Beltrame non si mosse mai da Milano e che i luoghi, le persone, i costumi e le dinamiche erano frutto della descrizione di altri cronisti e di un repertorio di immagini da lui sapientemente raccolto e archiviato nel suo studio di corso Garibaldi e rielaborate attraverso la sua vivace immaginazione. Fu come se le pietraie del Carso, le cime e i picchi delle Alpi dove avvenivano gli scontri, li avessero visti direttamente i suoi occhi e i suoi stessi occhi li avessero poi purgati degli aspetti più cruenti e inaccettabili, pur non tradendone la verità. Beltrame dipinse “graficamente” tutti i particolari e gli aspetti della guerra, esaltandone soprattutto la coralità, quasi mai rappresentando il singolo combattente, ma sempre la massa che fosse di fanti, alpini o bersaglieri. Attraverso le sue illustrazioni, ovvero la potenza, la semplicità e il carattere quasi consolatorio dell’immagine, come sapientemente rilevato da Dino Buzzati, fu  capace di raggiungere l’intera popolazione, anche quella che non ancora alfabetizzata, non sarebbe mai stata raggiunta dalle parole.

II sezione: il 1917: Le tavole del 1917, l’anno di Caporetto e della battaglia di arresto, mantengono la modalità di un racconto visivo finalizzato a promuovere nell’opinione pubblica un messaggio di rassicurazione rispetto agli sviluppi della guerra e alle azioni dell’esercito italiano. La rappresentazione di Beltrame è fatta, citando Gianni Oliva, di una “miscela accorta di affermazioni e di silenzi, di accenti e di sfumature, di realtà per metà raccontate e per metà taciute”. L’illustratore della “Domenica del Corriere” sa che i suoi disegni, per essere persuasivi e attinenti alla realtà, devono sì presentare il dolore e la distruzione della guerra, ma egli lo fa sapientemente, veicolando tali aspetti attraverso l’astrazione della guerra stessa; i suoi disegni rappresentano si la morte, ma senza sangue ne mutilazioni e principalmente non quella dei propri soldati, piuttosto del nemico seppur con il rispetto e la pietas;  le sue tavole colgono paesaggi privi di antropizzazione se riguardano il fronte italiano perché è necessariorio essere realistici, ma con la mediazione del distacco dal quotidiano e soprattutto la centralità della scena è sempre la dinamica dell’offensiv. In questo momento l’autore “si ferma un attimo prima che la realtà prenda il sopravvento”, non omette, ma indirizza lo sguarzo verso gli aspetti del conflitto meno dolorosi per gli “spettatori”; è ancora lontano il tempo della rappresentazione della vittoria tricolore e della costruzione del mito della Grande Guerra, è solo il tempo di rendere un poco più accettabile la tragedia di un anno bellico particolarmente difficile.

III ed ultima sezione: il 1918, l’anno della Vittoria: Il 4 novembre 1918, all’indomani dell’armistizio di Villa Giusti, il generale Armando Diaz, comandante supremo del Regio Esercito, annunciava ufficialmente con il Bollettino della Vittoria, la resa dell’Impero austro-ungarico e la vittoria dell’Italia nel primo conflitto mondiale. Sin dai mesi di settembre ed ottobre, la vittoria era nell’aria e le tavole di Beltrame nella Domenica del Corriere, oltre ai titoli dello stesso Corriere della sera, scandivano l’avanzare dell’offensiva italiana e l’inesorabile collasso dell’esercito austro-ungarico, riempendosi di tricolori. Nelle illustrazioni del 1918, dopo i tragici e dolorosi tempi dell’annata di Caporetto, riecheggia l’energia positiva e  patriottica delle “radiose giornate di maggio” del 1915. All’indomani di Vittorio Veneto si tratta di costruire una nuova e più specifica memoria della vittoria e Beltrame, forte di un abilità ormai comprovata, ancora una vota riesce a veicolare il messaggio “distogliendo” l’attenzione, almeno per ora, dalla riflessione su quella che verrà definita da molti, attraverso le parole dannunziane, una “vittoria mutilata”. La vittoria italiana non si può certo considerare una vittoria completa, e non solo per gli insuccessi nelle trattative di pace, da cui la definizione “vittoria mutilata” trae origine, ma soprattutto per i circa 590mila civili morti, i 651mila militari morti, il milione di invalidi e mutilati, di cui molti giovanissimi, per non parlare della situazione socio-economica che il conflitto si lascia alle spalle, preludio fertile per l’insinuarsi di un ideologia che da li a poco riporterà il paese, anche internamente e tra la sua stessa gente, in guerra. In questo momento, però, le riflessioni sono ancora lontane e per Beltrame è solo il tempo della celebrazione dei combattenti e della sublimazione del sacrificio di troppe vite. E’ il tempo, in modo particolare, di costruire il mito della Vittoria così come la vediamo nella copertina del numero 45 (10-17 novembre 1918), rappresentata da una giovane popolana che non ha certamente la “lascivia” della Libertà guida il popolo di Eugene Delacroix, ma che tanto la richiama, nella fierezza e nel vigore che ha nel brandire il grande tricolore italiano a cui ne fa eco un altro più piccolo nella città ai suoi piedi, o ancora, raffigurata con le sembianze di angelo, possente e scolpito nella pietra, portato in trionfo dal glorioso Esercito italiano nella copertina n.46 (17-24 novembre 2018).

Beltrame continuerà a fermare con la sua matita, come fossero scatti fotografici, tutti i momenti più significativi del post Vittorio Veneto, accompagnando lo sguardo dei suoi lettori, al di là delle ideologie e sempre con un approccio immediato ed “intuitivo” alla realtà. Smetterà solo alla fine del secondo conflitto mondiale e con la sua stessa morte.

Il museo racconta…..1920-1945. Frammenti di vite. Visita teatrale al museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara – da domenica 18 marzo 2018, ore 15.30 – 17,30

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Il Museo del risorgimento e della Resistenza di Ferrara, in collaborazione con l’ANPI di Ferrara e con L’attrice e regista Alessia Passarelli, è lieto di estendere la propria offerta alla cittadinanza attraverso una nuova proposta.

Da domenica 18 marzo 2018 dalle ore 15.30 alle ore 17.30, ai visitatori, tramite il solo biglietto di ingresso al Museo, dell’importo di 4 euro, sarà offerta la possibilità di integrare la visita agli spazi espositivi, con un approfondimento teatrale su alcuni dei protagonisti della Resistenza ferrarese.

Nell’area del Museo verranno dislocate varie schede di presentazione di altrettante figure legate a questa pagina della nostra storia, accompagnate da un campanello.

Suonando i visitatori potranno chiamare l’attrice Alessia Passarelli, che proporrà loro una scena teatrale attinente al personaggio selezionato, creata partendo dai reperti presenti nel Museo ed in cui a parlare saranno i protagonisti stessi di questa vicenda, che prenderanno vita nell’interpretazione teatrale.

In questo modo, oltre ad un diverso modo di fruire dei materiali esposti, i visitatori, attraverso la specificità del linguaggio teatrale, avranno la possibilità di approfondire il dato storiografico con una proposta che mostri l’aspetto più umano ed emozionale delle figure trattate, stimolando così un approccio più empatico.

Il servizio, a partire da domenica 18 marzo, verrà proposto ogni domenica fino a domenica 10 giugno, sempre dalle ore 15.30 alle ore 17.30.

 

Cfr. anche l’omonimo progetto didattico che è consultabile nella pagina del blog ” PROGETTI DIDATTICI”

Conferenza “L’indimenticabile mostra del ’33” a cura Silvana Onofri – martedì 13 marzo 2018, ore 21 – Museo RR

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A conclusione del ciclo  di incontri: Ferrara tra le due guerre: storie e racconti frutto della collaborazione del Museo del Risorgimento e della Resistenza con l’Istituto Gramsci e l’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, martedì 13 marzo, alle ore 21, si terrà  la conferenza di  SILVANA ONOFRI L’indimenticabile mostra del ‘33.

Mostra “Giorgio Bassani a Ferrara. Un giovane scrittore tra letteratura e antifascismo” a cura di Antonella Guarnieri – Casa Ariosto, dal 4 marzo al 13 aprile 2018

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INTRODUZIONE

Agli inizi del 1943 la città di Ferrara pullula di istanze antifasciste.

Alda Costa, socialista, antifascista della prima ora e pacifista sin da quando negli anni precedenti alla Grande Guerra, con preparazione e grande passione, si opponeva agli interventisti italiani, conscia che la grande carneficina che ne sarebbe conseguita in Italia e nel mondo avrebbe prodotto mostri quali i regimi nazi-fascisti, è la figura politica di grande carisma, attorno alla quale si stringono i comunisti ferraresi, che mai avevano abbandonato la scena politica clandestina, gli azionisti, i socialisti stessi ed alcune figure di spicco dell’ebraismo locale, come ad esempio come Renzo Bonfiglioli, mecenate e bibliofilo estense, il professor Vito Morpurgo, i giovani intellettuali Matilde Bassani e Giorgio Bassani, che diventerà uno dei maggiori esponenti della letteratura mondiale del ‘900.

E’ un movimento così complesso e variegato, interpartitico e interclassista, lo definiranno i fascisti stessi, da poter essere considerato una sorta di antesignano della forma che prenderà il CLN e da destare, già nella primavera del 1943, l’interesse del Rettore dell’Università di Padova Concetto Marchesi e di un grande antifascista, il comunista Giorgio Amendola, tra i padri fondatori del CLN.

Un movimento pronto, già nel maggio del 1943, a importanti manifestazioni di dissenso nei confronti del regime e, probabilmente, come affermato in più di un documento , anche ad intraprendere azioni armate.

Questo lavoro, attraverso materiale d’archivio e testimonianze, racconta la storia di un momento della città estense che potrà aiutare a comprendere con maggiore precisione anche i tratti organizzativi e pratici dei primi mesi della Resistenza ferrarese, mettendo in luce più di elemento saliente di un antifascismo che, di fronte alla drammaticità degli eventi bellici e politici, andava “naturalmente” scegliendo la strada della Resistenza armata.

Spiccano tra i tanti, i ritratti giovanili di Matilde Bassani e Giorgio Bassani, giovani colti e con storie di appartenenza familiare molto diverse, accomunati dalla persecuzione messa loro in atto dal regime contro gli italiani ebrei, oltre che da una conoscenza personale, oltre alle storie dei giovani ufficiali ferraresi che già in quel periodo stavano scegliendo la lotta contro il regime e la militanza nelle fila del Partito Comunista.

                                                                                      Antonella Guarnieri

Segnaliamo inoltre…..

2018 – La Fondazione Giorgio Bassani, ricorda la nascita dello scrittore ferrarese con numerose iniziative e annuncia che l’inaugurazione ufficiale della sede della Fondazione, ospitata al piano terra di  Casa Ariosto,  è  prevista per  venerdi 13 aprile 2018,  alle ore 11.00. 

 

Domenica 4 marzo 2018, alle ore 16.00 avrà luogo presso Casa  Ariosto, via Ariosto 67, l’inaugurazione della mostra ”Giorgio Bassani a Ferrara: un giovane scrittore tra letteratura e antifascismo.  Intervengono Paola Bassani, presidente della Fondazione Giorgio Bassani e Antonella Guarnieri, curatrice della mostra.

Tale mostra, che è stata allestita in prima battuta a Barcellona, presso l’Istituto Italiano di Cultura (2016), è organizzata da Fondazione Giorgio Bassani, Museo del Risorgimento e della Resistenza, Musei Civici di Arte Antica e Comune di Ferrara.

Visitabile dal 4 marzo al 13 aprile 2018, dal martedi alla domenica dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 18.00. Ingresso libero.

 

Lunedi 5 marzo 2018, presso il Liceo Classico L. Ariosto si terrà la XVII giornata Bassani organizzata da Liceo Classico Statale L. Ariosto (prof.ssa Monica Giori), dalla Fondazione Giorgio Bassani e da Arch’e Associazione Culturale N. Alfieri, in collaborazione con Rai Teche.

Ore 9.10. Proiezione del documentario di Enzo Biagi (del 1971) ”III B facciamo l’appello. La scuola di Vignatagliata, con interviste agli studenti Cesare Finzi, Giuseppe Lopes Pegna, Ruggero Minerbi, Eugenio Ravenna, Tullio Ravenna, Franco Schőnheit, Maurizia Tedeschi; agli insegnanti: Giorgio Bassani, Matilde Bassani,  Primo Lampronti; alla docente del Liceo Ariosto Camilla Giovanelli; al testimone“ariano” Luciano Chiappini.

Alla fine della proiezione l’attrice Gioia Galeotti, leggerà una lettera inedita di Bassani a Ettore Bernabei, storico  direttore della Rai, proveniente dal Fondo Bassani e un’ intervista inedita a Matilde Bassani del 26. 01. 2006. Intervengono Paola Bassani, figlia dello scrittore e Silvana Onofri, presidente di Arch’è.

Ore 11.15. Girolamo de Michele, docente del liceo Ariosto, parlerà di “Il Giardino come Eterotopia”. Sarà presente Paola Bassani, presidente della Fondazione Giorgio Bassani.

Girolamo De Michele scrive di filosofia e critica letteraria su diversi giornali e ha pubblicato saggi di filosofia e ricerca storica. Per Einaudi Stile libero sono usciti i suoi romanzi “Tre uomini paradossali” (2004), “Scirocco” (2005) e “La visione del cieco” (2008). Nel 2008, per le Edizioni Ambiente, ha pubblicato “Con la faccia di cera, romanzo sulla tragedia delle morti degli operai Solvay. Ha inoltre pubblicato “La scuola è di tutti. Ripensarla, costruirla, difenderla (2010) in difesa della scuola pubblica, e “Filosofia. Corso di sopravvivenza” (2011).

Ingresso a invito

 

Martedi 6 Marzo  2018, ore 10.30  a casa Ariosto, via Ariosto 67, avrà luogo la conversazione sul volume “Giorgio Bassani, professore “fuori le mura” di Rocco Della Corte. Ne parlano Paola Bassani e Silvana Onofri con la classe V G del Liceo G. Carducci di Scienze Umane, sezione Musica & Spettacolo. Alcuni studenti, accompagnati dalla prof. Tiziana Grillanda,  leggeranno testi di Bassani e documenti d’archivio della Scuola d’Arte di Velletri. L’iniziativa è organizzata dalla Fondazione Giorgio Bassani e Arch’è Associazione Culturale N. Alfieri, in collaborazione con Musei Civici d’Arte Antica e Comune di Ferrara.

Ingresso libero

 

Venerdì 9 marzo 2018,  ore 16.00, a casa Ariosto, via Ariosto 67, avrà luogo la conferenza di Roberta Antognini “Giorgio Bassani in America: ricezione e traduzioni“. Ne parla con la relatrice Paola Bassani.

Roberta Antognini insegna Lingua e Letteratura Italiana nel Dipartimento di Italiano di Vassar College, Poughkeepsie NY.   Studiosa di Petrarca e di letteratura medievale, si interessa di storia della lingua italiana e di traduzione letteraria. Ha curato, congiuntamente a Rodica Blumenfeld, il volume “Poscritto a Giorgio Bassani. Saggi in memoria del decimo anniversario della morte”. (LED 2012).

L’iniziativa è organizzata dalla Fondazione Giorgio Bassani, in collaborazione con i Musei Civici di Arte Antica e Comune di Ferrara.

Ingresso libero.

“La Grande Guerra – The Great War” a cura dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, 1-14 marzo 2018 – Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara

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Al Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara, dal 1 marzo al 14 marzo è possibile visitare la mostra, a cura dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito La Grande Guerra.

La mostra si colloca nell’ambito delle celebrazioni del centenario della I Guerra Mondiale. Attraverso 19 pannelli didattici racconta, con l’ausilio di molte immagini esplicative, i momenti più drammatici e di svolta, oltre ai cambiamenti epocali che portarono allo sviluppo di numerosi aspetti della tecnologia e della scienza, soprattutto medica, oltre a quello, forse il più importante che vide le donne, in tutti i paesi coinvolti nella guerra entrare a far parte a pieno titolo del ciclo economico e produttivo, impegnandosi ad ogni livello nel mondo lavoro, evidenziando il ruolo svolto dall’esercito italiano.

All’interno dell’esposizione è possibile visitare anche la raccolta di terracotte che lo scultore bolognese Stefano Paganelli ha voluto dedicare alla Grande Guerra.

Per informazioni biglietteriamrr@comune.fe.it, tel/fax 0532-244922

La mostra è visitabile dal martedì alla domenica dalle 9 e 30 alle 13 e dalle 15 alle 18

Storia d’amicizia e di poesia – Fondazione Bassani – Casa Ariosto – sabato 17 novembre 2018. ore 16

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Sabato 17 novembre 2018 alle 16, alla sala conferenze della sede ferrarese della Fondazione Giorgio Bassani, via Ariosto 67, avrà luogo l’iniziativa “Storia d’amicizia e di poesia” in occasione della donazione alla Fondazione, da parte degli eredi Quilici, di un’opera di Mimì Quilici Buzzacchi.
Nel 1967 Mimì aveva donato a Bassani copia del volume “Paesaggio di Spina”, (conservato presso la Fondazione) con presentazione di Giorgio Bassani e la dedica “A Bassani questo “Paesaggio di Spina” per accompagnare il suo Airone “, testimonianza della reciproca stima che aveva legato l’artista allo scrittore ferrarese.

Nella sua presentazione al volume Bassani aveva scritto: “Dipinge paesaggi, adesso: ma con lo stesso spirito, lo stesso impegno architettonico, direi, con cui, un tempo, incideva il legno. Anche adesso, come pittrice, vuole darci una immagine solenne, monumentale, della realtà naturale. Più che il colore e la luce, la interessano lo spazio e i volumi […] Ed è abbastanza significativo che Mimì Quilici abbia scelto il paesaggio forse più spoglio, più grandiosamente spoglio, desolato e atonale d’Italia: quello delle Valli di Comacchio.”

Intervengono Paola Bassani, Antonella Guarnieri, Silvana Onofri, Valter Leonardo Puccetti, Vieri Quilici e Lucio Scardino.

A conclusione dell’incontro, l’attrice Gioia Galeotti leggerà il racconto di Giorgio Bassani “Ludovico Ariosto e Alessandra Benucci” presentato nella trasmissione “Storie d’amore”, Edizioni Radio Italiane del 1950. Il “Gruppo di Danza Unicorno” di Santa Maria in Vado accompagnerà la lettura.

L’iniziativa è proposta dalla Fondazione Giorgio Bassani e da Arch’è Associazione Culturale Nereo Alfieri, in collaborazione con i Musei Civici di Arte Antica, Comune di Ferrara e Museo del Risorgimento e della Resistenza.

(comunicazione a cura della Fondazione Bassani)

Presentazione della mostra “Un film, una storia, una città” A 75 anni dall’eccidio e a 10 anni dalla morte di Florestano Vancini – sabaro 17 novembre 2018, ore 12 – Sala mostre Museo RR

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Sabato alle 12 presso il Museo del Risorgimento e della Resistenza sarà inaugurata la mostra “Un film, una storia, una città”A 75 anni dell’eccidio e a 10 dalla morte di Florestano Vancini, a cura di Antonella Guarnieri e con la collaborazione tecnica e di allestimento di Elena Ferraresi.

La mostra sarà visitabile dal 17 novembre al 9 dicembre 2018 e dal 17 novembre 2018 al 13 gennaio 2019 (martedì domenica 9.30 – 13 / 15 – 18).

 

La mostra si avvale delle foto di scena, relative al film “La lunga notte del’43” del regista Florestano Vancini conservate presso il Museo del Risorgimento e della resistenza, già usate in passate per esposizioni all’interno dell’istituzione civica estense che vengono impreziosite da numerosi interventi sia del regista ferrarese sia di importanti critici. Emerge così, con evidenza, sia il clima nel quale l’opera venne pensata e quindi data alla luce sia il valore e l’impatto che, nel 1960, ebbe all’interno della cinematografia italiana, un’opera che aveva l’ambizione di raccontare, riuscendoci, con precisione documentaria e storica un episodio drammatico ed assolutamente esemplare della storia ferrarese ed italiana.

La mostra fotografica è preceduta dalla ricostruzione storico documentaria degli avvenimenti che si succedettero nella città estense dopo l’uccisione del federale fascista repubblicano di Ferrara Igino Ghisellini, avvenuta la sera del 13 novembre 1943.

La strage, decisa dai fascisti, mandati a Ferrara dal segretario nazionale del partito fascista repubblicano Alessandro Pavolini, venne messa in atto da Enrico Vezzalini e dal console della Milizia Giovan Battista Riggio i quali si avvalsero di non pochi fascisti ferraresi che collaborarono non solo ai rastrellamenti, ma anche alla scelta delle persone da eliminare.

Non si riunì mai un tribunale e le persone che vennero arrestate e fucilate, undici civili, è dimostrato con evidenza, non avevano nessun legame con l’uccisione di Ghisellini. Due di loro, Mario e Vittore Hanau, scelti in quanto appartenenti a quelli che i fascisti definivano con disprezzo “la razza ebraica”, furono i primi ebrei uccisi in Italia da un plotone di esecuzione composto interamente da italiani, fascisti ed appartenenti alle brigate nere della repubblica sociale.

I tedeschi, è documentato dagli atti raccolti all’Archivio di Stato dalla curatrice della mostra, e riproposti in copia all’interno del percorso espositivo, si opposero con durezza al comportamento fascista, alla strage ed ancora di più alla esposizione dei cadaveri che venne interrotta nel pomeriggio del 15 novembre per intercessione, pare, del vescovo di Ferrara Monsignor Ruggero Bovelli.

Per decenni, e ben oltre il film di Vancini, si cercò di addebitare questa strage ai tedeschi: erano gli anni in cui si posero le fondamenta della rimozione delle responsabilità fasciste.

Ma Vancini non si arrese e dopo essersi sentito chiedere dai politici, in cambio di ricche sovvenzioni che gli avrebbero consentito la regia di un film hollywoodiano, di raccontare una storia ammaestrata dove fossero i tedeschi a rivestire i panni dei “cattivi”, aspettò il 1960 per raccontare in un film così vero ed intenso, ispirato alla sua esperienza diretta e al racconto di Giorgio Bassani “Una notte del ’43, che vinse il premio opera prima alla mostra del cinema di Venezia, la verità storica sulla lunga notte di Ferrara.

(Comunicato a cura di A.Guarnieri)

Mostra storico documentaria “Un alito appena, di vita, appena…” Prigionieri ferraresi ed italiani nell’inferno di Mauthausen, a cura di Gian Paolo Bertelli e di Antonella Guarnieri

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Martedì 23 ottobre 2018 alle 0re 17 al Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara Corso Ercole I d’Este, 19, nell’ambito della celebrazioni del centenario della Grande Guerra, presentazione della mostra storico documentaria “Un alito appena, di vita, appena…” Prigionieri ferraresi ed italiani nell’inferno di Mauthausen, a cura di Gian Paolo Bertelli e di Antonella Guarnieri

Saranno inoltre esposti le tele che il maestro ferrarese Romano Vitaliha dedicato alla Grande Guerra Interverranno i curatori ed inoltreDonato Bragatto e Ferdinando Vitali

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L’esposizione sarà aperta dal 23 ottobre al 4 di novembre, dal martedì alla domenica, dalle 9 e 30 alle 13 e dalle 15 alle 18 ed è gratuita

L’argomento presentato, abbastanza sconosciuto ai più, ha cominciato ad essere trattato con una certa organicità proprio in occasione del centenario celebrativo della Grande guerra, che sta andando a concludersi quest’anno.

La storia di migliaia di italiani fatti prigionieri durante la prima guerra mondiale ed internati in campi dove, nella maggioranza dei casi hanno sofferto la fame e le malattie e in diversi casi hanno trovato la morte.

Nel caso della piccola, ma intensa mostra, la volontà è quella di far conoscere l’enorme durezza alla quale furono sottoposti i prigionieri italiani a Mauthausen, una sorta di tragico “prequel” alle terribili vicende che riguarderanno quel campo negli anni del nazifascismo e della guerra mondiale.

Questo centenario ha sicuramente il merito di aver aiutato le generazioni ormai lontane a comprendere con maggiore chiarezza quegli eventi che spesso apparivano  agli studenti e non solo a loro come sfuocati e persi nella nebbia del tempo. Comprendere quello che è accaduto alle città italiane e alla popolazione di una nazione ancora tanto giovane attraverso i cambiamenti della società, dell’economia, della scienza, dell’arte , dalla medicina, che tanto furono influenzati da quell’evento terribile ed epocale ha aiutato certo a comprendere altri preziosi elementi del nostro passato.

La storia di questi uomini, spesso giovanissimi e lontani dalle proprie case, fatti prigionieri, a volte rifiutati dalle stesse famiglie perché ritenuti traditori della Patria, vittime degli accordi politici e del moralismo imperante nelle istituzioni di quegli anni, alla fine abbandonati alla crudeltà del nemico, rappresenta un punto di vista nuovo e drammatico, da continuare a studiare e ad approfondire.

La mostra è in collaborazione con Associazione di ricerche storiche Pico Cavalieri e ANGET (Associazione Nazionale Genieri e Trasmettitori).

Prorogata a domenica 30 settembre 2018 la chiusura della mostra: “Foto dai campi di concentramento e dal fronte resistenziale: la sopravvivenza e la lotta al nazi-fascismo raccontata dall’ANPI nell’immediato dopoguerra ” a c. di A.Guarnieri – MRR

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In occasione dell’estate e della presenza ancora più numerosa di pubblico esterno alla città e spesso anche straniero, il Museo del Risorgimento e della Resistenza dal 19 luglio sino al 2 di settembre 2018 ospita una mostra di foto provenienti dall’archivio dell’ANPI provinciale ferrarese che raccontano la vita nei campi di concentramento nazisti.

Questa mostra nasce dalla curiosità di Marco Ascanelli, presidente dell’ANPI provinciale ferrarese, che, nei mesi successivi alla sua elezione, ha voluto conoscere direttamente, indagandolo con accuratezza, il materiale documentario esistente all’interno della sede ANPI.

Tra il numeroso materiale documentario di sicuro interesse, conservato in quell’archivio, Ascanelli ha recuperato quaranta foto, montate su dei supporti di cartone che finiscono per diventarne sia la cornice sia il sostegno.

L’arrivo nei campi di concentramento, la vita nel campo di concentramento, le umiliazioni corporali e morali, la sporcizia, la fame, il freddo, la malattia, la violenza, la privazione anche dei più elementari diritti propri degli esseri umani, il dolore, la paura, la morte, i terribili esperimenti messi in atto dai medici nazisti a scapito di donne e di ragazzini ed uomini indifesi. Tutto questo, ma anche le immagini della Resistenza e della lotta partigiana che misero termine anche a questa terribile esperienza del genere umano.

Le foto sono evidentemente molto vecchie e ciò ha determinato, in alcuni casi, una sorta di rarefazione dell’immagine che costringe colui che vi si accosta, in un qualche modo, quasi ad immaginare il contenuto: uno sforzo che finisce quasi per trasportarci fisicamente in quel terribile momento e che produce una sorta di contatto empatico particolarmente toccante. Tra queste la foto delle schede dei ferraresi Carlo e Franco Schöneit, internati a Buchenwald, tra i pochi casi in Italia di un’intera famiglia, erano tre con la madre Gina Finzi deportata a Ravensbrück, che riuscì  a riabbracciarsi interamente,  alla fine la guerra.

Purtroppo non è stato possibile risalire con certezza al periodo in cui le foto furono esposte per la prima volta, ma lo stato delle stampe fa pensare che possano essere collocate all’incirca alla metà degli anni ’50, dimostrando una volta in più, se ce ne fosse bisogno, l’infondatezza degli attacchi revisionisti nostrani che da tempo accusano la Resistenza e gli antifascisti di non essere mai stati sensibili al dramma della deportazione razziale. E che la mostra fosse centrata sul dramma ebraico é testimoniato con evidenza dalla scheda di due deportati, per giunta ferraresi.

La mostra è a cura di Antonella Guarnieri, l’allestimento si deve alla dottoressa Elena Ferraresi. Oltre alla referente del Museo, Antonella Guarnieri, saranno presenti all’inaugurazione alle ore 18 e 30 di gioved’ 19 luglio il vicesindaco Massimo Maisto, il presidente dell’ANPI ferrarese Marco Ascanelli. Ha assicurato la propria presenza in vece del Rettore dell’Ateneo estense prof. Giorgio Zauli, il professor Andrea Baravelli, docente di storia contemporanea ad Unife.

Gli orari di visita sono quelli del Museo: dal Martedì alla Domenica dalle 9 e 30 alle 13 e dalle 15 alle 17.

Presentazione del libro:”Italia da salvare” di Giorgio Bassani – Partecipano: Paola Bassani, Cristiano Spila (curatore), Andrea Malacarne, Vittorio Sgarbi e Antonella Guarnieri – sabato 26 Maggio, ore 11.30 – Palazzo San Crispino in Piazza Trento e Trieste a Ferrara

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La presentazione della nuova edizione del libro per Feltrinelli, sarà l’occasione per approfondire gli aspetti di questo insolito lavoro di Giorgio Bassani. Gli scritti che compongono il libro, infatti, pongono l’attenzione sulla salvaguardia del nostro Paese da un punto di vista ambientale e culturale, mettendo in luce la vivacità e la versatilità intellettuale dello scrittore.

Mediatrice dell’incontro sarà la storica Antonella Guarnieri, Responsabile del Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara e componente della Fondazione Giorgio Bassani.

Riportiamo una frase del testo bassaniano di cui condividiamo, tra molti altri, il pensiero: “…anche se i musei non sono, poi, quei depositi delle molte [reliquie] che l’eterno infantilismo delle eterne neo-avanguardie, o la non meno eterna sclerosi mentale tetramente catastale, di certa burocrazia, immaginano che siano e debbano essere, bensì, al contrario, i più veri, forse gli unici, depositi della vita.” 

Inaugurazione mostra “Mia cara moglie…Carissimo marito…” Lettere dal carcere e dall’esilio di antifascisti e partigiani ferraresi censurate e sequestrate dalle autorità, a c.di D.Tromboni e con un contributo di A.Guarnieri – sabato 21 aprile 2018, ore 11 – Museo RR

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Tutti i governi si sono avvalsi della censura della corrispondenza, in particolare nei periodi di guerra tra gli stati o di moti insurrezionali ed insorgenze interne .

C’è però una censura, che attiene in particolare alla corrispondenza dei detenuti (in carcere, in manicomio, al confino), che si presta, a seconda dei periodi storici e della natura del governo, a strumentalizzazioni particolari. Per esempio, anche dopo che il diritto internazionale aveva tentato una regolamentazione della questione , dichiarando legittima la censura sulla corrispondenza soltanto durante  i conflitti armati, in Italia, e nella fattispecie durante il fascismo, essa venne applicata massicciamente e si avvalse di ogni espediente – dall’utilizzo della polizia postale a questo fine al sequestro delle lettere ritenute pericolose per lo spirito pubblico – per esercitare un forzoso controllo sugli orientamenti politici degli italiani anche in tempo di pace.

La censura uscì insomma dalle carceri e si estese a tutta la popolazione, laddove focolai di “sovversivismo” facevano temere il peggio all’autorità costituita.

Ci sono quindi due livelli di censura: quella interna agli istituti di detenzione, che sottopone ad occhiuta ”vigilanza” la posta in entrata ed in uscita e quella che coinvolge chiunque sul territorio sia sospettato di sentimenti contrari al regime.

Questo ha fatto si  che nei fascicoli personali dei detenuti e dei confinati politici, non meno che dei partigiani colti in clandestinità o processati nel lungo dopoguerra post fascista,  siano rimaste conservate – così giungendo fino a noi -lettere, cartoline, fotografie, mai giunte ai destinatari, cioè alle famiglie, agli amici, agli amori e qualche volta ad altri detenuti o ad altri antifascisti.

E’ questa la corrispondenza che abbiamo scelto di esporre in questa mostra. Prodotta da antifascisti, partigiani, ex partigiani e dai loro famigliari ed amici, essa testimonia di una pratica crudele e vessatoria che ha attraversato l’Italia fascista e post fascista, ledendo una delle principali libertà individuali di uomini e donne ovunque collocati.

Pochi sono gli esempi qui esposti. Una piccola testimonianza che speriamo di ampliare in altre sedi, in altre pubblicazioni. Appena sufficiente a restituire la pena, il dolore, l’ingiustizia, subìti da tanti e tante.

Ma anche una piccola restituzione, una piccola  riparazione, offerta da noi che siamo cresciute nella libertà ai discendenti di quanti l’hanno resa possibile, pagando un prezzo altissimo.

Un piccolo cammeo, all’interno della ricerca ampia e in divenire di Delfina Tromboni, viene dedicato a Umberto Fogagnolo, antifascista e partigiano azionista ferrarese, che si trovò a rivestire un ruolo politico centrale all’interno della organizzazione antifascista milanese e che fu tra gli organizzatori degli scioperi alla Marelli nel 1943 e 1944.

La sua breve, ma intensa, vita ebbe fine a piazzale Loreto a Milano il 10 agosto del 1944. Si tratta di un episodio che, a differenza della esposizione dei cadaveri di Mussolini e dei gerarchi, avvenuta in quei paraggi il 29 aprile del 1949, è poco noto.

La scarsa memoria della tragedia vissuta da Milano in quell’assolato agosto, quando i cadaveri dei 15 tra partigiani ed antifascisti vennero lasciati per ore sulla strada, sotto il sole, ricoperti dalle mosche, sorvegliati dai brigatisti neri fascisti, a monito di un’intera popolazione, contrapposta al tam tam mediatico, soprattutto televisivo, che propaganda con grande forza ed evidente scelta di campo, le immagini della esposizione dei cadaveri di Mussolini e gerarchi, rappresenta un evidente esempio della falsità, spesso affermata dai revisionisti, che la storia la scrivono i vincitori.

 E’ sembrato giusto in un’epoca di forte disinformazione e di manipolazione dei valori antifascisti e resistenziali, raccontare, per inserirvi quella di Umberto, autore per altro di bellissime lettere dal carcere alla moglie Fernanda Bagnoli anch’essa in seguito staffetta, la storia di quel drammatico ed epocale eccidio.

(comunicato stampa a cura degli organizzatori)

Programma del Museo RR per la Festa della Liberazione 2018

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  • 21 aprile 2018 ore 11 Museo del Risorgimento e della Resistenza

Inaugurazione della mostra: “ Mia cara moglie…Carissimo marito…”

Lettere dal carcere e dal confino degli antifascisti e dei partigiani ferraresi sequestrate e censurate dalle autorità” 

A cura di Delfina Tromboni e di Antonella Guarnieri

  • 27 aprile 2018 ore 11 Liceo Scientifico Roiti

“Milano 10 agosto 1944. La strage di piazzale Loreto: Sergio Fogagnolo, un antifascista ferrarese, tra i 15 martiri dell’eccidio fascista”

 Sarà proiettato il film che racconta l’eccidio nazi – fascista

 “Partiti per Bergamo”

 Il figlio Sergio racconta il padre e la madre Fernanda Bagnoli, staffetta partigiana dopo la morte del padre

Saranno presenti il vice Sindaco, Massimo Maisto e la responsabile del Museo del Risorgimento e della  Resistenza , Antonella Guarnieri

  • 28 aprile 2018 ore 16 Museo del Risorgimento e della Resistenza

“Sergio Fogagnolo e Fernanda Bagnoli: due ferraresi nella lotta di Liberazione italiana”

Sarà proiettato il film che racconta l’eccidio nazi – fascista dei 15 antifascisti a  Piazzale Loreto a Milano

 “Partiti per Bergamo”

 Ne parleranno il figlio di Umberto Fogagnolo, Sergio e la responsabile del Museo del Risorgimento e della Resistenza Antonella Guarnieri.

Sara proiettato il film “Partiti per Milano”

 

inoltre

ogni domenica, fino al 10 giugno. dalle 15 e 30 alle 17 e 30, presso il Museo del Risorgimento e della Resistenza, l’ANPI provinciale di Ferrara, per celebrare il 73° della Liberazione,  offre alla cittadinanza ed ai turisti, la possibilità di assistere alla rappresentazione di:

IL MUSEO RACCONTA……1920-1945 FRAMMENTI DI VITE

 interpretato e sceneggiato dall’attrice e regista ALESSIA PASSARELLI, con la collaborazione storica di Antonella Guarnieri

 

 

Conferenza dello storico M.Nani: “I contadini di Mentessi: campagna, lavoro e conflitti tra Otto e Novecento” – Salone d’onore della Pinacoteca nazionale

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“I contadini di Mentessi: campagne, lavoro e conflitti tra Otto e Novecento” – relatore Michele Nani

Salone d’Onore, martedì 10 aprile, ore 17.00

Presentazione della mostra “E Beltrame disegnò la guerra. III sezione. 1918. Un anno di guerra. (Domenica del Corriere – Corriere della Sera – L’illustrazione italiana)” e conferenze a c.di G.P. Marchetti

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Vi segnaliamo le seguenti iniziative a cura di G.P.Marchetti che si terranno nell’ambito dell’esposizione:
– domenica 8 aprile, ore 10,30 – Conferenza “Battaglia di Solferino”;
– domenica 15 aprile, ore 10,30 – Conferenza “Vittorio Veneto”.

 

Achille Beltrame: un pittore al servizio dell’attualità (scheda a cura di E. Ferraresi)

 Achille Beltrame nacque nel 1871 ad Arzignano in provincia di Vicenza. Nella sua città natale iniziò lo studio del disegno che proseguì all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano con l’insegnamento di Giuseppe Bertini, allievo ed erede alla direzione di Francesco Hayez. Le sue indiscusse doti pittoriche, la cui cifra è evidente anche nella futura opera di illustratore, gli valsero, quando era ancora studente, il premio Mylius del 1890 e in seguito la partecipazione alle prime edizioni della Triennale di Brera (1891 e 1894), a collettive della Società per le Belle Arti e all’Esposizione Permanente di Milano, nonché l’acquisizione di sue opere da parte della Galleria d’Arte Moderna e del Museo di Milano ed ancora dell’Accademia di Brera. Dipinse scene di vita quotidiana ed episodi storici legati alla sua città di adozione, inoltre, fu abile ritrattista, sperimentò la pittura murale ed anche di carattere religioso. Non abbandonò mai l’esercizio della pittura e soltanto nel 1941 ebbe la sua prima personale alla Galleria Ranzini di Milano, ma il suo nome e il suo riconoscimento furono certamente legati alla sua straordinaria attività di illustratore, iniziata, per altro, quasi per caso. Era il 1896, quando, recatosi nel Montenegro per ritrarre la futura regina d’Italia, Elena di Savoia, si trovò poi a raffigurare i caratteristici paesaggi e costumi del luogo e venne notato dal direttore e inviato dell’Illustrazione Italiana, Edoardo Ximenes, che gli commissionò qualche tavola per il suo giornale, dando inizio ad una collaborazione che durò fino al 1898. Nel 1899, chiamato dal coetaneo Luigi Albertini, allora direttore amministrativo del Corriere della Sera, cominciò a illustrare a colori la prima e l’ultima di copertina della nascente Domenica del Corriere. Il giovane e allora sconosciuto Beltrame contribuì significativamente alla stessa definizione dell’identità del settimanale e ne divenne ben presto figura di spicco, accompagnando per più di quarant’anni la sua pubblicazione con quasi 5.000 tavole. L’ultima copertina di Beltrame è datata 26 novembre 1944 poco prima della sua morte avvenuta a Milano il 19 febbraio 1945.

Il supplemento domenicale, rivolto a tutta la popolazione, doveva scandire i fatti della settimana e nella copertina aveva l’evento più significativo, ma ciò che rese diverso l’inserto fu proprio la qualità superiore dell’illustrazione con cui si presentava. Le copertine di Beltrame, furono veri e propri quadri, perfettamente disegnati, secondo la tradizione ottocentesca, e arricchiti dal colore e dal movimento; esse descrivevano i fatti di cronaca di risonanza internazionale così come quelli locali con una puntualità spettacolare e una chiarezza che rendevano superflue le parole.

Le sue illustrazioni non poterono non testimoniare perciò anche quello che stava accadendo a livello mondiale nel 1914; la prima tavola disegnata da Beltrame relativa alla Grande guerra,  uscì il 1° novembre di quell’anno ed aveva sicuramente i toni crudi di una realtà che riguardava un conflitto sanguinoso, ma resi con uno stile sempre equilibrato e un registro non alto. Le copertine della Domenica del Corriere, non potevano non descrivere il clima di dibattito tra neutralisti e interventisti e non poteva non divenire, altresì, lo strumento di sostegno, anche se non esplicitamente, all’entrata in guerra dell’Italia o quanto meno strumento di aiuto all’accettazione di una decisione immutabile, che non ammetteva adesioni parziali. Le tavole che l’illustratore dedicò all’intervento della nazione nel conflitto, avevano, infatti, i toni di un racconto dettagliato e sicuramente veritiero, ma certamente filtrato dalla volontà di rendere più accettabile un fatto ormai ineluttabile e incontestabile. Le copertine che da quel “radioso maggio”, come fu definito dalla retorica interventista, raccontarono il conflitto, lo descrissero con sorprendente dovizia di particolari, soprattutto se si pensa che Beltrame non si mosse mai da Milano e che i luoghi, le persone, i costumi e le dinamiche erano frutto della descrizione di altri cronisti e di un repertorio di immagini da lui sapientemente raccolto e archiviato nel suo studio di corso Garibaldi e rielaborate attraverso la sua vivace immaginazione. Fu come se le pietraie del Carso, le cime e i picchi delle Alpi dove avvenivano gli scontri, li avessero visti direttamente i suoi occhi e i suoi stessi occhi li avessero poi purgati degli aspetti più cruenti e inaccettabili, pur non tradendone la verità. Beltrame dipinse “graficamente” tutti i particolari e gli aspetti della guerra, esaltandone soprattutto la coralità, quasi mai rappresentando il singolo combattente, ma sempre la massa che fosse di fanti, alpini o bersaglieri. Attraverso le sue illustrazioni, ovvero la potenza, la semplicità e il carattere quasi consolatorio dell’immagine, come sapientemente rilevato da Dino Buzzati, fu  capace di raggiungere l’intera popolazione, anche quella che non ancora alfabetizzata, non sarebbe mai stata raggiunta dalle parole.

II sezione: il 1917: Le tavole del 1917, l’anno di Caporetto e della battaglia di arresto, mantengono la modalità di un racconto visivo finalizzato a promuovere nell’opinione pubblica un messaggio di rassicurazione rispetto agli sviluppi della guerra e alle azioni dell’esercito italiano. La rappresentazione di Beltrame è fatta, citando Gianni Oliva, di una “miscela accorta di affermazioni e di silenzi, di accenti e di sfumature, di realtà per metà raccontate e per metà taciute”. L’illustratore della “Domenica del Corriere” sa che i suoi disegni, per essere persuasivi e attinenti alla realtà, devono sì presentare il dolore e la distruzione della guerra, ma egli lo fa sapientemente, veicolando tali aspetti attraverso l’astrazione della guerra stessa; i suoi disegni rappresentano si la morte, ma senza sangue ne mutilazioni e principalmente non quella dei propri soldati, piuttosto del nemico seppur con il rispetto e la pietas;  le sue tavole colgono paesaggi privi di antropizzazione se riguardano il fronte italiano perché è necessariorio essere realistici, ma con la mediazione del distacco dal quotidiano e soprattutto la centralità della scena è sempre la dinamica dell’offensiv. In questo momento l’autore “si ferma un attimo prima che la realtà prenda il sopravvento”, non omette, ma indirizza lo sguarzo verso gli aspetti del conflitto meno dolorosi per gli “spettatori”; è ancora lontano il tempo della rappresentazione della vittoria tricolore e della costruzione del mito della Grande Guerra, è solo il tempo di rendere un poco più accettabile la tragedia di un anno bellico particolarmente difficile.

III ed ultima sezione: il 1918, l’anno della Vittoria: Il 4 novembre 1918, all’indomani dell’armistizio di Villa Giusti, il generale Armando Diaz, comandante supremo del Regio Esercito, annunciava ufficialmente con il Bollettino della Vittoria, la resa dell’Impero austro-ungarico e la vittoria dell’Italia nel primo conflitto mondiale. Sin dai mesi di settembre ed ottobre, la vittoria era nell’aria e le tavole di Beltrame nella Domenica del Corriere, oltre ai titoli dello stesso Corriere della sera, scandivano l’avanzare dell’offensiva italiana e l’inesorabile collasso dell’esercito austro-ungarico, riempendosi di tricolori. Nelle illustrazioni del 1918, dopo i tragici e dolorosi tempi dell’annata di Caporetto, riecheggia l’energia positiva e  patriottica delle “radiose giornate di maggio” del 1915. All’indomani di Vittorio Veneto si tratta di costruire una nuova e più specifica memoria della vittoria e Beltrame, forte di un abilità ormai comprovata, ancora una vota riesce a veicolare il messaggio “distogliendo” l’attenzione, almeno per ora, dalla riflessione su quella che verrà definita da molti, attraverso le parole dannunziane, una “vittoria mutilata”. La vittoria italiana non si può certo considerare una vittoria completa, e non solo per gli insuccessi nelle trattative di pace, da cui la definizione “vittoria mutilata” trae origine, ma soprattutto per i circa 590mila civili morti, i 651mila militari morti, il milione di invalidi e mutilati, di cui molti giovanissimi, per non parlare della situazione socio-economica che il conflitto si lascia alle spalle, preludio fertile per l’insinuarsi di un ideologia che da li a poco riporterà il paese, anche internamente e tra la sua stessa gente, in guerra. In questo momento, però, le riflessioni sono ancora lontane e per Beltrame è solo il tempo della celebrazione dei combattenti e della sublimazione del sacrificio di troppe vite. E’ il tempo, in modo particolare, di costruire il mito della Vittoria così come la vediamo nella copertina del numero 45 (10-17 novembre 1918), rappresentata da una giovane popolana che non ha certamente la “lascivia” della Libertà guida il popolo di Eugene Delacroix, ma che tanto la richiama, nella fierezza e nel vigore che ha nel brandire il grande tricolore italiano a cui ne fa eco un altro più piccolo nella città ai suoi piedi, o ancora, raffigurata con le sembianze di angelo, possente e scolpito nella pietra, portato in trionfo dal glorioso Esercito italiano nella copertina n.46 (17-24 novembre 2018).

Beltrame continuerà a fermare con la sua matita, come fossero scatti fotografici, tutti i momenti più significativi del post Vittorio Veneto, accompagnando lo sguardo dei suoi lettori, al di là delle ideologie e sempre con un approccio immediato ed “intuitivo” alla realtà. Smetterà solo alla fine del secondo conflitto mondiale e con la sua stessa morte.

Il museo racconta…..1920-1945. Frammenti di vite. Visita teatrale al museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara – da domenica 18 marzo 2018, ore 15.30 – 17,30

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Il Museo del risorgimento e della Resistenza di Ferrara, in collaborazione con l’ANPI di Ferrara e con L’attrice e regista Alessia Passarelli, è lieto di estendere la propria offerta alla cittadinanza attraverso una nuova proposta.

Da domenica 18 marzo 2018 dalle ore 15.30 alle ore 17.30, ai visitatori, tramite il solo biglietto di ingresso al Museo, dell’importo di 4 euro, sarà offerta la possibilità di integrare la visita agli spazi espositivi, con un approfondimento teatrale su alcuni dei protagonisti della Resistenza ferrarese.

Nell’area del Museo verranno dislocate varie schede di presentazione di altrettante figure legate a questa pagina della nostra storia, accompagnate da un campanello.

Suonando i visitatori potranno chiamare l’attrice Alessia Passarelli, che proporrà loro una scena teatrale attinente al personaggio selezionato, creata partendo dai reperti presenti nel Museo ed in cui a parlare saranno i protagonisti stessi di questa vicenda, che prenderanno vita nell’interpretazione teatrale.

In questo modo, oltre ad un diverso modo di fruire dei materiali esposti, i visitatori, attraverso la specificità del linguaggio teatrale, avranno la possibilità di approfondire il dato storiografico con una proposta che mostri l’aspetto più umano ed emozionale delle figure trattate, stimolando così un approccio più empatico.

Il servizio, a partire da domenica 18 marzo, verrà proposto ogni domenica fino a domenica 10 giugno, sempre dalle ore 15.30 alle ore 17.30.

 

Cfr. anche l’omonimo progetto didattico che è consultabile nella pagina del blog ” PROGETTI DIDATTICI”

Conferenza “L’indimenticabile mostra del ’33” a cura Silvana Onofri – martedì 13 marzo 2018, ore 21 – Museo RR

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A conclusione del ciclo  di incontri: Ferrara tra le due guerre: storie e racconti frutto della collaborazione del Museo del Risorgimento e della Resistenza con l’Istituto Gramsci e l’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, martedì 13 marzo, alle ore 21, si terrà  la conferenza di  SILVANA ONOFRI L’indimenticabile mostra del ‘33.

Mostra “Giorgio Bassani a Ferrara. Un giovane scrittore tra letteratura e antifascismo” a cura di Antonella Guarnieri – Casa Ariosto, dal 4 marzo al 13 aprile 2018

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INTRODUZIONE

Agli inizi del 1943 la città di Ferrara pullula di istanze antifasciste.

Alda Costa, socialista, antifascista della prima ora e pacifista sin da quando negli anni precedenti alla Grande Guerra, con preparazione e grande passione, si opponeva agli interventisti italiani, conscia che la grande carneficina che ne sarebbe conseguita in Italia e nel mondo avrebbe prodotto mostri quali i regimi nazi-fascisti, è la figura politica di grande carisma, attorno alla quale si stringono i comunisti ferraresi, che mai avevano abbandonato la scena politica clandestina, gli azionisti, i socialisti stessi ed alcune figure di spicco dell’ebraismo locale, come ad esempio come Renzo Bonfiglioli, mecenate e bibliofilo estense, il professor Vito Morpurgo, i giovani intellettuali Matilde Bassani e Giorgio Bassani, che diventerà uno dei maggiori esponenti della letteratura mondiale del ‘900.

E’ un movimento così complesso e variegato, interpartitico e interclassista, lo definiranno i fascisti stessi, da poter essere considerato una sorta di antesignano della forma che prenderà il CLN e da destare, già nella primavera del 1943, l’interesse del Rettore dell’Università di Padova Concetto Marchesi e di un grande antifascista, il comunista Giorgio Amendola, tra i padri fondatori del CLN.

Un movimento pronto, già nel maggio del 1943, a importanti manifestazioni di dissenso nei confronti del regime e, probabilmente, come affermato in più di un documento , anche ad intraprendere azioni armate.

Questo lavoro, attraverso materiale d’archivio e testimonianze, racconta la storia di un momento della città estense che potrà aiutare a comprendere con maggiore precisione anche i tratti organizzativi e pratici dei primi mesi della Resistenza ferrarese, mettendo in luce più di elemento saliente di un antifascismo che, di fronte alla drammaticità degli eventi bellici e politici, andava “naturalmente” scegliendo la strada della Resistenza armata.

Spiccano tra i tanti, i ritratti giovanili di Matilde Bassani e Giorgio Bassani, giovani colti e con storie di appartenenza familiare molto diverse, accomunati dalla persecuzione messa loro in atto dal regime contro gli italiani ebrei, oltre che da una conoscenza personale, oltre alle storie dei giovani ufficiali ferraresi che già in quel periodo stavano scegliendo la lotta contro il regime e la militanza nelle fila del Partito Comunista.

                                                                                      Antonella Guarnieri

Segnaliamo inoltre…..

2018 – La Fondazione Giorgio Bassani, ricorda la nascita dello scrittore ferrarese con numerose iniziative e annuncia che l’inaugurazione ufficiale della sede della Fondazione, ospitata al piano terra di  Casa Ariosto,  è  prevista per  venerdi 13 aprile 2018,  alle ore 11.00. 

 

Domenica 4 marzo 2018, alle ore 16.00 avrà luogo presso Casa  Ariosto, via Ariosto 67, l’inaugurazione della mostra ”Giorgio Bassani a Ferrara: un giovane scrittore tra letteratura e antifascismo.  Intervengono Paola Bassani, presidente della Fondazione Giorgio Bassani e Antonella Guarnieri, curatrice della mostra.

Tale mostra, che è stata allestita in prima battuta a Barcellona, presso l’Istituto Italiano di Cultura (2016), è organizzata da Fondazione Giorgio Bassani, Museo del Risorgimento e della Resistenza, Musei Civici di Arte Antica e Comune di Ferrara.

Visitabile dal 4 marzo al 13 aprile 2018, dal martedi alla domenica dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 18.00. Ingresso libero.

 

Lunedi 5 marzo 2018, presso il Liceo Classico L. Ariosto si terrà la XVII giornata Bassani organizzata da Liceo Classico Statale L. Ariosto (prof.ssa Monica Giori), dalla Fondazione Giorgio Bassani e da Arch’e Associazione Culturale N. Alfieri, in collaborazione con Rai Teche.

Ore 9.10. Proiezione del documentario di Enzo Biagi (del 1971) ”III B facciamo l’appello. La scuola di Vignatagliata, con interviste agli studenti Cesare Finzi, Giuseppe Lopes Pegna, Ruggero Minerbi, Eugenio Ravenna, Tullio Ravenna, Franco Schőnheit, Maurizia Tedeschi; agli insegnanti: Giorgio Bassani, Matilde Bassani,  Primo Lampronti; alla docente del Liceo Ariosto Camilla Giovanelli; al testimone“ariano” Luciano Chiappini.

Alla fine della proiezione l’attrice Gioia Galeotti, leggerà una lettera inedita di Bassani a Ettore Bernabei, storico  direttore della Rai, proveniente dal Fondo Bassani e un’ intervista inedita a Matilde Bassani del 26. 01. 2006. Intervengono Paola Bassani, figlia dello scrittore e Silvana Onofri, presidente di Arch’è.

Ore 11.15. Girolamo de Michele, docente del liceo Ariosto, parlerà di “Il Giardino come Eterotopia”. Sarà presente Paola Bassani, presidente della Fondazione Giorgio Bassani.

Girolamo De Michele scrive di filosofia e critica letteraria su diversi giornali e ha pubblicato saggi di filosofia e ricerca storica. Per Einaudi Stile libero sono usciti i suoi romanzi “Tre uomini paradossali” (2004), “Scirocco” (2005) e “La visione del cieco” (2008). Nel 2008, per le Edizioni Ambiente, ha pubblicato “Con la faccia di cera, romanzo sulla tragedia delle morti degli operai Solvay. Ha inoltre pubblicato “La scuola è di tutti. Ripensarla, costruirla, difenderla (2010) in difesa della scuola pubblica, e “Filosofia. Corso di sopravvivenza” (2011).

Ingresso a invito

 

Martedi 6 Marzo  2018, ore 10.30  a casa Ariosto, via Ariosto 67, avrà luogo la conversazione sul volume “Giorgio Bassani, professore “fuori le mura” di Rocco Della Corte. Ne parlano Paola Bassani e Silvana Onofri con la classe V G del Liceo G. Carducci di Scienze Umane, sezione Musica & Spettacolo. Alcuni studenti, accompagnati dalla prof. Tiziana Grillanda,  leggeranno testi di Bassani e documenti d’archivio della Scuola d’Arte di Velletri. L’iniziativa è organizzata dalla Fondazione Giorgio Bassani e Arch’è Associazione Culturale N. Alfieri, in collaborazione con Musei Civici d’Arte Antica e Comune di Ferrara.

Ingresso libero

 

Venerdì 9 marzo 2018,  ore 16.00, a casa Ariosto, via Ariosto 67, avrà luogo la conferenza di Roberta Antognini “Giorgio Bassani in America: ricezione e traduzioni“. Ne parla con la relatrice Paola Bassani.

Roberta Antognini insegna Lingua e Letteratura Italiana nel Dipartimento di Italiano di Vassar College, Poughkeepsie NY.   Studiosa di Petrarca e di letteratura medievale, si interessa di storia della lingua italiana e di traduzione letteraria. Ha curato, congiuntamente a Rodica Blumenfeld, il volume “Poscritto a Giorgio Bassani. Saggi in memoria del decimo anniversario della morte”. (LED 2012).

L’iniziativa è organizzata dalla Fondazione Giorgio Bassani, in collaborazione con i Musei Civici di Arte Antica e Comune di Ferrara.

Ingresso libero.

“La Grande Guerra – The Great War” a cura dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, 1-14 marzo 2018 – Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara

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Grande Guerra I

Al Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara, dal 1 marzo al 14 marzo è possibile visitare la mostra, a cura dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito La Grande Guerra.

La mostra si colloca nell’ambito delle celebrazioni del centenario della I Guerra Mondiale. Attraverso 19 pannelli didattici racconta, con l’ausilio di molte immagini esplicative, i momenti più drammatici e di svolta, oltre ai cambiamenti epocali che portarono allo sviluppo di numerosi aspetti della tecnologia e della scienza, soprattutto medica, oltre a quello, forse il più importante che vide le donne, in tutti i paesi coinvolti nella guerra entrare a far parte a pieno titolo del ciclo economico e produttivo, impegnandosi ad ogni livello nel mondo lavoro, evidenziando il ruolo svolto dall’esercito italiano.

All’interno dell’esposizione è possibile visitare anche la raccolta di terracotte che lo scultore bolognese Stefano Paganelli ha voluto dedicare alla Grande Guerra.

Per informazioni biglietteriamrr@comune.fe.it, tel/fax 0532-244922

La mostra è visitabile dal martedì alla domenica dalle 9 e 30 alle 13 e dalle 15 alle 18